martedì 22 dicembre 2015

Julia Holter - Have you in my wilderness [2015]

Su uno sfondo color panna e' centrata una foto in bianco e nero: una parete bianchissima, a destra, in alto, un quadretto con su una scritta illeggibile, in basso uno specchio in cui si riflette una finestra con una piantina invasata sul davanzale; a sinistra la Holter e' appoggiata mollemente alla parete, una mano a spostarsi i capelli da davanti al viso, lo sguardo rivolto verso il basso con aria malinconica.
In alto, sopra la foto, il suo nome; in basso, sotto la foto, il nome dell'album. Appena sotto, piccolo ma visibile, il nome della casa discografica.

Play.

Che incredibile sorpresa mi ha riservato questo inizio-inverno: ecco qualcosa che non avrei potuto prevedere, ecco finalmente uno stimolo musical-intellettuale come non ne ricevevo da tempo.
Ho nelle orecchie una novita': una piacevolissima scoperta (viene dallo spacciatore, siamo chiaramente in territorio a lui affine) che mi pare estremamente difficile da catalogare.

Ritmi zoppi accompagnano le armonie delicate, eleganti e mai banali di questo bell'album.
Ritmi zoppi, non ci si puo' danzare sopra, la mente non vi si puo' adagiare a riposo e certamente non si puo' camminare a ritmo, si rischia di inciampare e farsi male.
Ritmi zoppi, cambi improvvisi eppure stranamente fluidi.
Archi, clavicembali, fiati, strumenti leggeri e persistenti.
E la voce della Holter che non ha tecnicamente niente di speciale, niente che colpisca nel bene o nel male, ma l'intensita' e' quella giusta e ti strappa un sorriso.
Forse un po' intellettual-snob, ma non poi cosi' tanto.

Cos'e' mai?
Non una carezza, non un calcio sulle gengive, non un abbraccio.

Il sentimento che mi arriva da quest'album e' quello di una strana intimita' distorta e impossibile da catalogare, una dolcezza contorta eppure deliziosa, un calore scomodo, una familiarita' di cui non si puo' parlare senza trovarla in un qualche modo ridicola.
E' sentirsi con un amico apposta per litigare su una questione di lana caprina, anzi, trovare una questione di lana caprina su cui poter litigare, scoppiando a ridere prima ancora di salutarsi, semplificando cosi', con una risata, la difficilissima fase dei saluti.
E' rivedersi dopo sei mesi e non riuscire ad abbracciarsi.
E' il mare d'inverno, il cui odore il Lago, per quanto grande, non potra' mai riprodurre, che mi richiama verso casa con voce di sirena.


Lista delle tracce:

Feel you
Silhouette
How long?
Lucette stranded on the Island
Sea calls me home
Night song
Everytime boots
Betsy on the roof
Vasquez
Have you in my wilderness

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