lunedì 5 ottobre 2015

Sun Kil Moon - Universal Themes [2015]

Una statale nordamericana sotto un pesante cielo plumbeo; la foto e' presa da un lato della strada, perfettamente rivolta verso l'altro lato, precisamente a una cabina telefonica grigia come e' grigio il cielo. Un palo della luce sovrasta la scena. La scena e' di una verita' cosi' fredda da infastidire.

Play.

L'avevo detto che mi stava conquistando, no?, ebbene eccoci qua.
Otto brani per la durata di settanta minuti, una media di nove minuti a canzone che insomma, per un album folk-rock sembrerebbe un po' tantino, eppure scorrono via veloci senza che l'ascoltatore se ne accorga.

Seguendo la scia dell'acclamato Benji, Kozelek continua a raccontarci le sue storie vere e personalissime, i suoi giri con gli amici, le telefonate alla ragazza dalla camera dell'albergo; menziona piu' volte l'esperienza con Sorrentino, che per quanto minimale deve averlo colpito profondamente. Oppure le storie vere di persone intorno a lui, fa lo stesso.
Eppure, per l'appunto, alla fine queste storie non sono che un pretesto per parlare di amore, vita, morte amicizia, musica... temi universali, per l'appunto.

Pero', a dirla tutta, all'ascolto non e' che i testi si capiscano del tutto: la voce e' talmente biascicata, incisa, sovraincisa, raddoppiata (a tratti anche volutamente stonata) che per un non-anglofono, quand'anche impiantato in nordamerica, e' difficile dire di aver capito interamente un suo testo. Almeno, io non ci sono riuscita: i testi li ho dovuti leggere, ma lo ho fatto solo dopo che l'album aveva definitivamente raccolto il mio favore.
Come puo' dunque piacere un album folk-rock se non se ne capiscono completamente i testi?
Non lo so, ma sentitelo e poi fatemi sapere; io la risposta non l'ho trovata, non lo so spiegare, eppure mi ha appassionata.
Sara' la musica che e' proprio bella?, la dolcezza di fondo che traspare?, il senso di pesantezza e liberazione che convivono?, la voce sporca di Kozelek che sembra rivolgersi direttamente alle tue interiora?

La sensazione che si ha e' quella di qualcuno, un amico intimo, che al telefono ti vomita addosso tutta la sua vita emotiva, con le sue gioie e i suoi dolori, e lo fa con tanta urgenza che magari non riesci a capire esattamente tutte le parole che dice, ma senti che e' li con te, che ti sta emozionando, che lo devi ascoltare e che dopo vi sentirete entrambi molto meglio.

Continua inoltre la collaborazione con Steve Shelly, che ai miei occhi resta il dolce amico pacioccone che vuol bene a tutti e da tutti si fa voler bene, un po' come Ringo Star per intenderci, e anche Steve, come il baronetto, ha un tocco inconfondibile che aggiunge profondita' ai brani.
E sara' la suggestione data dalla presenza di Steve, ma a tratti gli arpeggi dolci si trasformano in sferzate dal retrogusto noise e ti lasciano li' inebetito.

Sara' il momento, sara' il caso, sara' quello che vi pare, ma questo e' forse uno degli album di Kozelek che piu' mi ha colpita (Red House Painters inclusi) ed e' tutto dire.


Lista delle tracce:

The Possum
Birds of Film
With a Sort of Grace I Walked to the Bathroom to Cry
Cry Me a River Williamsburg Sleeve Tattoo Blues
Little Rascals
Garden of Lavender
Ali/Spinks 2
This Is My First Day And I'm Indian And I Work At A Gas Station

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