martedì 15 settembre 2015

Gianni Maroccolo e Claudio Rocchi - VDB23 / Nulla e' andato perso [2015]

Una sterrata campagnola delimitata da imprecisati arbusti selvatici, un palo sghembo con un piccolo cartello "divieto di caccia" fa capolino sulla destra; al centro Rocchi e Maroccolo, in piedi uno accanto all'altro, guardano in macchina con un sorriso sghembo come se avessero il sole negli occhi: i colori sono ritoccati, troppo giallo sulla destra e troppo rosso sulla sinistra, ma dalle ombre si capisce che la foto e' stata scattata in prossimita' del tramonto. In alto a destra i nomi degli autori, appena sotto il titolo dell'album, entrambi in "papyrus" o qualcosa che gli somiglia moltissimo.

Play.

Un breve (?) preambolo.

A giudizio di chi scrive Gianni Maroccolo e' una sorta di Re Mida del panorama musicale italiano: tutto cio' che tocca, se gia' non lo e' di suo, si trasforma in oro. Stiamo parlando di uno splendido musicista, un raffinato arrangiatore, un attento produttore e piu' in generale un essere umano di notevole sensibilita', uno che quindi non puo' che circondarsi di musicisti (ed esseri umani) di par fatta.
Nel duemilaedodici viene assalito dalla sensazione di aver detto musicalmente tutto quello che aveva da dire, che la sua avventura nel mondo della "musica suonata" volge ormai al termine, che e' ora di mandare in pensione il basso e darsi alla produzione, sicche' lascia in rete una specie di messaggio di pre-addio e si mette al lavoro: il progetto si chiama VdB32, Via de' Bardi 32... da li' si e' cominciato e poesia vuole che li', in un certo senso, si debba finire.

Claudio Rocchi e' un altro gigante ma di provenienza totalmente diversa: ahime' le mie radici musicali provengono da tutt'altra direzione, quella maroccoliana per l'apppunto, e questo mi rende terribilmente ignorante in fatto di rock-psichedelico, troppo ignorante per poterne parlare con cognizione di causa. Chiedo perdono, so bene di dover rimediare.
Quel che so per certo pero' e' che era malato, Rocchi, irrimediabilmente malato, tanto da sapere di non avere molto davanti, anche se nel duemilaedodici non poteva quantificare il suo Tempo con certezza.

Poi capita qualcosa; cosa esattamente non lo so e capisco che non mi riguarda, ma questo qualcosa spinge Marock a inviare un po' di parti registrate all'amico Clarock il quale non la manda a dire: non accetta la rassegnazione dell'amico, cambia il 32 in un 23 (il numero della rinascita), trasforma le "Storie di un suonatore indipendente" in un sapienziale "Nulla e' andato perso" e somma la sua poesia e la sua voglia instancabile alle creazioni dell'amico, producendo cosi' la giusta sinergia positiva necessaria per dare vita a un vero e proprio capolavoro.
Si', mi sbilancio: si tratta di un capolavoro.

Nel 2013, poco dopo la scomparsa di Clarock, l'album e' stato reso disponibile ai pochi eletti raisers. Tutti gli altri, ad esempio quelli che come me all'epoca non erano abbastanza dentro le reti sociali da sapere dell'esistenza dei crowdfundings, non appena hanno saputo si sono mangiati le mani.
Poi col tempo (forse dopo aver metabolizzato la perdita dell'amico?) Marock ha deciso di farci un bellissimo regalo e rendere questo lavoro disponibile a tutti, anche a chi lo compra da piu' di 6000km di distanza e deve attendere una spedizione trans-oceanica per poterlo ascoltare.

Ma quale incredibile meraviglia!

La pesante inquietudine elettro-post-punk maroccoliana (gia' dal primo giro di basso si riconosce la sua inconfondibile firma) si amalgama perfettamente con le eleganti scelte di Rocchi e la sua poesia luminosa e toccante.
La parola "canzone" non si adatta ai brani che compongono quest'opera: sono lunghe suites dai suoni lunghi, lunghissimi, che partono dal rock incalzante e angoscioso della prima traccia e si sciolgono (con un processo lento ed impercettibile eppure inarrestabile) nel calmo sapore d'India della brevissima traccia finale, dove la voce narrante (dell'amico Peri in effetti) sembra addirittura sorridere di stupore emozionato, di quella gioia inafferrabile ben descritta dalla musica che l'accompagna.
Catarsi, potenza e dolcezza, oscurita' che si fa luce, la stanchezza dell'uno che, sedendo accanto alla serenita' zen incomprensibile dell'altro, subisce una metamorfosi: un insegnamento importante per quelli che rimangono all'ascolto col cuore aperto.
Maroccolo fino infondo, Rocchi fino in cima.
E gli amici, quelli veri, che vengono dichiaratamente ad abbracciare i due con le loro voci e i loro strumenti.

Continuo ad ascoltare quest'album senza posa: ho una lunga coda di dischi che mi attende eppure non riesco a staccarmi da questo.

Davvero?, davvero Claudio hai potuto scrivere quelle parole e cantarle senza scoppiare in lacrime?, dove mai si nascondeva la tua forza?, dove mai si nasconde la forza delle persone come te, come voi, meravigliosi esseri umani che con un incredibile sorriso e instancabile energia andate a testa alta incontro al Nero?, come riuscite a non lasciarvi abbattere?
Ma forse e' "solo" ironicamente logico che la reazione Umana (ma solo per gli Uomini con la "U" maiuscola) piu' profonda e naturale sia quella di darsi alla Vita in ogni sua piu' piccola sfaccettatura, tuffandosi a capofitto nelle proprie passioni o anche solo andando a vela una domenica pomeriggio di fine estate, o raccogliendo le mele dall'albero in giardino per farne della marmellata.

Capisco (...dio!) che lavorare accanto ad un Uomo e amico cosi' deve aver dato una spinta di Vita incredibile a Marock, che infatti sta tuffandosi di nuovo nella musica con piu' forza che mai.
Lo capisco, lo so.

E dunque eccoli qui i due amici, Rocchi e Maroccolo, Rigel e VDB23, l'esplosione dell'uno nella rinascita dell'altro, cio' che e' stato e cio' che rimane: "una storia che, infondo, e' appena cominciata".


Lista delle tracce:

VDB23
Torna con me
Nulla e' andato perso
Rinascere Hugs Suite
La Melodie de Terrence
Tutti gli Uomini - Tutte le Donne
LD7M (Les Dernierès 7 Minutes de mon Pere)
Una corsa
Rigel & VDB23

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