martedì 2 giugno 2015

Aeroporti

Un aeroporto dice molto della citta' che lo ospita: in alcuni casi (penso in particolare a Male' che mi colpi' olremodo) questo e' portato a livelli estremi; in quelli del cosiddetto "mondo occidentale" la differenza e' piu' sottile, ma c'e' eccome. Forse ci vogliono (almeno) nove mesi di vita dal lato ovest dell'Atlantico per capirlo fino in fondo, ma poi lo vedi e ci rimani di sasso.

Pearson tutto sommato e' un aeroporto senza fronzoli; camminare nel terminal dei voli internazionali o lungo la strada verso di esso non e' diverso dal camminare su Yonge Street, almeno non nello spirito: odori di zuccheri chimici di vario genere nell'aria, cibo in (s)vendita ovunque, principalmente fatto di sostanze plasticose anche quando gli ingredienti sembrano "veri". E tecnologia lasciata la' per alienare: lunghi tavolini alti dotati di comodi sgabelli da bar, e davanti a ogni sgabello un iPad acceso e utilizzabile da chiunque ne abbia voglia.
File di zombie seduti a giocare con uno schermo.

Charles de Gaulle ha la puzza sotto il naso tipica dei parigini: comode poltroncine di cuoio coloratissimo (rosso-fuoco, verde-pistacchio, arancione, prugna), luccicanti vetrine di profumi, gioielli e abiti firmati. Al terminal degli intercontinentali c'e' si' un McDonalds, ma e' uno solo, e anche quello riesce a sembrare chic, con delle specie di divani al posto delle solite trucide sedie di plastica.

Passeggio per l'aeroporto e gia' sento odore d'Europa, il vecchio continente mi accoglie nella sua versione piu' magniloquente; e Parigi e' la fuori con tutta la sua grandeur.
Non la vedro' questa volta, sono di passaggio: ho dei dolci ricordi legati a Parigi e prima o poi spero di poterne aggiungere di nuovi, ma non oggi.
Oggi vado in un'altra citta', altrettanto imperiale anche se con un anima completamente diversa, non esattamente europea anche se i suoi edifici ne ricalcano in parte lo stile, una citta' dove sono stata tante di quelle volte nelle mie letture adolescenziali che quando l'ho vista dal vivo quell'unica volta (piu' di dieci anni fa) mi e' entrata dentro per sempre. All'arrivo ovviamente passero' troppo rapidamente per l'altro aeroporto, avro' piu' tempo al ritorno, lo studiero' e, se ne avrete voglia, condividero' con voi le mie impressioni su di esso.































































(Comunque giuro che non avrei mai pensato di sentirmi a casa davanti a una vetrina di Armani.)

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