martedì 13 gennaio 2015

Lettera 22 - Le nostre domeniche [2014]

Onde, solo onde, acqua marina in movimento, nessun contorno, nessuna tregua, senza neanche il canonico senso di infinito che genera tipicamente la vista del mare: l'immagine e' ravvicinata, il colore e' quello di acqua non-pulitissima in prossimita' della riva, in un tardo pomeriggio di fine estate. Al centro, come ritagliati dal nulla, due rettangoli grigi uno appena sotto l'altro: nel primo il titolo dell'album in grassetto, nel secondo il nome del gruppo, entrambi in puro Times New Roman.

Play.

Ne avevo gia' accennato qualche tempo fa, a seguito di una serata incredibilmente folle e bellissima: dopo plurimi ascolti mi sento finalmente pronta a scriverne.

Si tratta di un album grazioso, senza sbavature, ben congegnato e ben suonato: ottimo pop italico, dolce e non privo di una certa eleganza, da mandar giu' volentieri in un qualche momento sospeso della propria esistenza. Perche' e' di un tempo sospeso che si sta parlando qui, perche' le domeniche non sono che una pausa tra una settimana e l'altra, tra una vita e l'altra. E per dirla con loro c'e' sereno stabile. Si', d'accordo, c'e' della malinconia, ma la sensazione generale e' quella di un respiro sereno in attesa di affrontare nuove battaglie: del resto, come diceva Giolindo, e' di lunedi' che si muore...

Dunque si va in letargo in attesa di una nuova primavera, ci si lascia cullare dalle atmosfere dolci e delicate, dagli arpeggi eleganti, dai bassi morbidi dai ritmi suadenti: per quanto io possa alzare il volume mi resta addosso la sensazione di un album sussurrato, come una ninnananna. E non c'e' uno strumento che si imponga davvero su un altro, scelta apprezzabile d'amalgama e coesione a ben rappresentare un lavoro compatto d'insieme; non posso gridare al nuovo, al genio, all'impatto, ma in questo caso non mi sento di dire che e' importante.

E' prodotto da Paolo Benvegnu' e si sente, o forse si riconosce la mano di Pazzaglia?, o di entrambi? Piu' precisamente Benvegnu' presta qua e la' la voce ai cori, come se sentisse l'urgenza anche lui di cantare con loro, cosa che accade ad ogni ascoltatore per bene se una musica gli entra nelle viscere. E certo mi entra nelle viscere la voce ben impostata di Pierini quando mi dice che "a questo freddo non si puo' rimediare" mentre cammino a -14° (ma 'feels like -22°' secondo i meteorologi locali) lungo la mia Avenida Silencio personale (con la differenza che qui la neve continentale resta neve...).

Devo dire che sarebbe bello sapere la scaletta di quel concerto ora che conosco i pezzi, li distinguo, ho i miei favoriti; di sicuro (?) l'ultima traccia che avevano suonato, quella con la coda noise che mi aveva colpita, coincide con l'ultima traccia dell'album, la traccia-titolo: qui manca della coda noise, ma e' lei, ne sono piu' che convinta.
Il resto, purtroppo, e' nebbia.

Concludendo mi sento di sconsigliare questo album a chi manchi di sensibilita' e a chi non sia in grado o non abbia voglia di prestare attenzione a cio' che ascolta, perche' si rischia di prenderlo sotto gamba. Viceversa lo consiglio vivamente a tutti gli altri: in barba al tipico auto-razzismo che ci contraddistingue, dall'Italia nascono i fior.


Lista delle tracce:

Contanti
I giorni che non c'eri
Continentale
Di un giorno feriale
Finestre aperte
Centimetri
1980
Il sarto
Aironi
Drive in
Ti chiamo per nome
Le nostre domeniche

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