12 marzo 2014
Un piccolo, minuscolo locale al Pigneto, dotato di "spazio-concerti" insonorizzato al piano di sotto. Suona un gruppo, gli Hyaena Reading, di trentenni italofrancesi: due chitarre, un microkorg, una voce che recita, rumori vari ed eventuali, drum machine quanto basta.
Li avevo gia' sentiti una volta e mi avevano fatto una buona impressione: sembravano l'embrione di qualcosa di potenzialmente buono.
Ecco, stavolta l'impressione e' diversa: sono davvero qualcosa di buono.
C'e' dentro di tutto: e' virtualmente impossibile citare tutti i riferimenti cultural-musicali che ho riconosciuto, dunque neanche ci provo.
Certo, detto cosi' non suona un gran complimento, sembra si tratti di una grande accozzaglia di cose gia' sentite e invece no: hanno una certa potenza espressiva che merita piu' di un ascolto attento.
La microkorghista si muove sinuosa, gli occhi inesorabilmente chiusi, tiene le fila producendo un tappeto morbido e profondo; uno dei due chitarristi, quello piu' in ombra, mantiene la ritmica con calore e precisione; l'altro (che ribattezzo immediatamente "il tesista" per via di un'evidente somiglianza - nella postura e nel movimento della mano sinistra - con Riccardo Tesio, ma piu' diretto e meno fluido), scarica elettricita' contro il pubblico; infine il paroliere, immobile al centro del palco, lo sguardo fisso, un po' Ian Curtis e un po' Giolindo Ferretti (ma molto piu' rigido) recita, sussurra, grida, s'infervora, sempre con uno strano e innaturale distacco.
Il mio personalissimo gusto si troverebbe maggiormente a suo agio con dei toni piu' sensuali, che per contro sono assai presenti nella strumentazione, ma forse e' proprio questa assurda sovrapposizione il nodo cruciale, cio' che li rende speciali... non so: devo ripensarci.
A fine serata, come da tradizione, comprero' il loro cd, anzi, due: l'EP che avevano registrato qualche anno fa e l'album appena uscito. Entrambi registrati con licenza Creative Commons, tanto per mettere in evidenza un punto che per me ha una certa rilevanza ideologica.
Ne riparleremo meglio dopo che li avro' ascoltati per bene.
Certo, detto cosi' non suona un gran complimento, sembra si tratti di una grande accozzaglia di cose gia' sentite e invece no: hanno una certa potenza espressiva che merita piu' di un ascolto attento.
La microkorghista si muove sinuosa, gli occhi inesorabilmente chiusi, tiene le fila producendo un tappeto morbido e profondo; uno dei due chitarristi, quello piu' in ombra, mantiene la ritmica con calore e precisione; l'altro (che ribattezzo immediatamente "il tesista" per via di un'evidente somiglianza - nella postura e nel movimento della mano sinistra - con Riccardo Tesio, ma piu' diretto e meno fluido), scarica elettricita' contro il pubblico; infine il paroliere, immobile al centro del palco, lo sguardo fisso, un po' Ian Curtis e un po' Giolindo Ferretti (ma molto piu' rigido) recita, sussurra, grida, s'infervora, sempre con uno strano e innaturale distacco.
Il mio personalissimo gusto si troverebbe maggiormente a suo agio con dei toni piu' sensuali, che per contro sono assai presenti nella strumentazione, ma forse e' proprio questa assurda sovrapposizione il nodo cruciale, cio' che li rende speciali... non so: devo ripensarci.
A fine serata, come da tradizione, comprero' il loro cd, anzi, due: l'EP che avevano registrato qualche anno fa e l'album appena uscito. Entrambi registrati con licenza Creative Commons, tanto per mettere in evidenza un punto che per me ha una certa rilevanza ideologica.
Ne riparleremo meglio dopo che li avro' ascoltati per bene.
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