martedì 16 luglio 2013

Nick Cave & The Bad Seeds - Push the sky away [2013]

La copertina e' in bianco e nero, il nome della band e il titolo dell'album sono scritti con i caratteri di una vecchia machina da scrivere. Il fondo e' quello di una parete con tre porte-finestre da cui filtra una luce quasi abbagliante, salvifica. Nick, con indosso un vestito nero da cui fuoriesce il colletto bianco della camicia, tiene aperta la porta-finestra sulla sinistra. Una donna completamente nuda si muove in punta di piedi nella sua direzione. Ha la testa china (la donna) e i capelli nerissimi le coprono il viso: le mani le scompaiono sotto la chioma corvina, ma la sensazione e' che siano li' a coprire delle lacrime. Il modo in cui lui tiene aperta la porta-finestra e' un invito perentorio e definitivo:  vuole far uscire la donna, la sta mandando via.

Play.

Il pensiero che viene subito, al primo ascolto, e' che si tratta di un album molto vicino a "The Boatman's Call", uno dei miei preferiti del Re Inchiostro: intimo, dolce, malinconico, forse autoreferenziale, toccante ("and some people say it's just rock and roll/ah, but it gets you right down to your soul"… se lo dice da solo, ma direi che ha ragione, almeno per quanto mi riguarda).

Ogni canzone e' segnata da poche manciate di accordi, la batteria e' un soffio, il piano appena accennato, le chitarre bisbigliano: tappeti sonori per la voce di Nick che arriva dalla fine del mondo e ti rovescia addosso tutto quello che ha accumulato nei suoi (quasi) 56 anni di vita. Ballate elementari, allucinazioni claustrofobiche, ricordi piu' o meno lontani che si affacciano prepotenti, e ancora immagini, e ancora musica.

Ad aprire le danze ci pensa 'We no who u r' morbida e sognante, elementare nella sua dolcezza leggermente sporca, rilassante, pervasa da una specie di speranza pacata e rassegnata allo stesso tempo.
Poi 'Wide lovely eyes' eterea, soffusa, delicata sebbene la chitarra ossessiva di sottofondo lasci una specie di amaro in bocca come di qualcosa che non ci viene detto, ma dopo un po' neanche si nota piu': diventa semplicemente un sostituto vagamene armonico della batteria.
Iniziamo a rilassarci e cosi', senza preavviso, parte l'incubo allucinato di 'Water's edge' con la sua imposta freddezza cupa e amara, gli archi di Ellis che fanno da contrappunto ipnotico.
Se ne esce (ma neanche troppo) con 'Jubilee street' e il suo arpeggio a meta' strada tra la dolcezza e il disgusto: un crescendo lento e inesorabile in cui si resta invischiati senza rendersene conto.
Per riprendersi davvero bisogna arrivare a 'Mermaids' che ritorna alla dolcezza, l'amplifica e fa salire un sorriso mesto: echi della splendida 'Song to the siren' di Tim Buckley qua e la'.
Dopo aver preso questa boccata d'aria ci reimmergiamo nell'angoscia con 'We real cool', ma stavolta e' con toni ancor piu' malinconici, rassegnati e definitivi.
E poi un'altro sogno allucinato in 'Finishing Jubilee street', con una chitarra che ripete ossessivamente lo stesso arpeggio asimmetrico incurante di quel che le succede attorno.
Arriviamo cosi' all'intensa 'Higgs boson blues' dai toni caldi e suadenti, il nostro che sporca la voce apposta all'occorrenza; un blues post-moderno in piena regola che s'insinua nelle vene crescendo in modo impercettibile per poi calare improvvisamente, riesplodere in tutta la sua potenza e calmarsi (di nuovo all'improvviso) solo nel finale: (quasi) otto minuti e non riesci a credere che siano passati cosi' in
fretta.
Conclude la traccia-titolo, il gran finale; arriva dritta allo stomaco, nella sua delicatezza e' un pugno ben assestato sui nervi scoperti che ciascuno di noi ha: minimalista e totale. La prima volta ti entra dentro, la seconda ti scuote le budella, la terza ti fa piangere, la quarta cominci ad odiare l'autore per averti colpito cosi' bene, la quinta capisci che e' tua, la sesta e' gia' troppo tardi: non potrai mai piu' dimenticarla.

E tra le pieghe armoniche, nascoste tra le parole, si riescono a scorgere figure di donne (tante, diverse, ma forse e' sempre la stessa immagine). Donne che non si riescono a perdonare, donne da amare, donne-bambine da guardare di nascosto, donne da scopare, donne da adorare, donne da proteggere, donne da sognare, donne con cui fare l'amore dolcemente, donne (infine) da spingere via, da allontanare, perche' fa troppo male tenersi dentro i loro fantasmi.

Nick e' vivo, vivissimo, e di questo non possiamo che essere felici.


Lista delle tracce:

We no who u r
Wide lovely eyes
Water's edge
Jubilee street
Mermaids
We real cool
Finishing jubilee street
Higgs boson blues
Push the sky away

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