18 giugno 2017
Feisbuc, mostro a sette teste, orrido prosciugatore di umanita', io ti benedico.
Ti benedico perche' conosci i miei gusti musicali, sai ogni giorno in quale angolo di mondo io mi trovi (o mi trovero') e per conseguenza mi fai sapere chi suonera' (o suonera') in un intorno ragionevolmente piccolo della mia persona.
La compilazione "KO computer", per chi non lo sapesse, e' un omaggio di King Kong radio al disco dei Radiohead che scosse il mondo musicale esattamente vent'anni fa; oggi, in occasione del suo compleanno, undici artisti italiani, ne reinterpretano un brano a testa: parliamo di brani schifosamente belli, reinterpretarli e' una gran sfida, ma l'operazione a me pare abbastanza riuscita, del resto la musica italica gode di ottima salute, checche' se ne dica.
Per chi fosse interessato si puo' ascoltare e/o scaricare il tutto da qui.
Due giorni dopo l'uscita della compilazione, King Kong radio organizza in quel di Roma una serata (gratuita) a tema, da principio sperando di avere tutti i musicisti, in seconda battuta accontentandosi essenzialmente della meta', perche' e' estate, perche' ci sono tour da fare, perche' la gente va in vacanza, anche i musicisti. Ma anche avere mezzo disco e' un bel lusso in casi come questo.
Chiamo un caro amico, uno che so potrebbe apprezzare cose come questa, uno dei due che vennero qui, per capirci: decisione dell'ultimo secondo, si va.
Il posto e' carino, siamo in un cortile, c'e' un bar con tavoli e sedie, un biliardino, dei tavoli da ping pong, il palco e' allestito su una specie di balaustra: tutto l'ambiente e' delizioso.
Col mio amico ci sediamo, ci beviamo un paio di birre piccole, chiacchieriamo raccontandoci le rispettive vite come facciamo ogni volta che passo per la capitale.
Sono belli gli amici cosi': durante la mia vita dall'altro lato dell'Atlantico non ci sentiamo praticamente mai, eppure quando sono dentro il raccordo, che sia passato un giorno, un mese, un anno, riprendiamo sempre dallo stesso punto.
Sono fortunata ad avere amici cosi'.
Quando lo spettacolo sta per cominciare ci dirigiamo verso il palco e rimediamo senza troppo sforzo un dignitosissimo posto in quarta fila.
Spengono le luci, accendono i riflettori, la presentatrice sale sul palco e, dopo averci detto quali sono i grandi assenti della serata, fa partire la registrazione di "Airbag" reinterpretata da Motta e Appino: discreto inizio per scaldare gli animi.
Finito il brano invita Diodato (che nella mia ignoranza non avevo mai sentito nominare) a salire sul palco per la sua versione di "Paranoid Android".
Ora.
"Paranoid Android" e' una delle canzoni piu' belle della storia del rock.
Posso dire 'la piu' bella?', non lo so, forse si'.
"Paranoid Android" e' la canzone che vorrei aver scritto io se fossi musicista.
Ci vuole un coraggio estremo per reinterpretare un brano cosi': toccarlo, scalfirlo... sembra un orrido sacrilegio... e nessuna versione potrebbe rendere giustizia all'originale a meno di esservi essenzialmente fedele. O almeno questo credevo.
Diodato riesce nell'impossibile con discreta eleganza guadagnandosi per sempre la mia ammirazione.
Poi gli viene chiesto di suonare un suo brano: mi appunto mentalmente di comprare un CD prima della partenza per le americhe o di farmene spedire uno da amazon.
I grandi assenti sono parecchi e si passa direttamente a "Karma Police", che nella compilazione e' reinterpretata in versione puramente elettronica dalla bella Marlene ma che oggi, causa vacanza, ci viene proposta in chiave acustica dal solo Godano: peccato per l'assenza del Maestro-Tesio, ma anche Godano da solo con una chitarra acustica, in barba al suo polso destro rigido come marmo, riesce a far venire la pelle d'oca.
Dopo "Karma Police", dovendo scegliere un suo brano da regalarci, ci suona "Nuotando nell'aria" e li' io (che sono io) inevitabilmente mi ritrovo a canticchiare il riff della chitarra mancante, che il mio orecchio ne soffre un poco l'assenza.
Poi tocca a "Fitter happier" in un'incredibile versione di Spartiti col testo tradotto in italiano, che solo Max Collini poteva rendere umana quella voce metallica senza snaturarne l'essenza.
Dal loro repertorio ci regalano "Sendero Luminoso" e vedo il mio amico ridere di gusto: ricordo il mio primo impatto con gli Offlaga Disco Pax (un sospiro a Enrico Fontanelli) e immagino che all'epoca anche io avessi la stessa espressione compiaciuta, che noi vecchi pseudocomunisti disillusi abbiamo quantomeno imparato a riderci su.
Poi Nada. Splendida, sorridente, luminosa. Nada e una "No surprises" dolcissima che poco o nulla ha da invidiare all'originale, e noi li', con la pelle d'oca, immobilizzati.
Quando e' il suo turno di scegliere un brano dei suoi, ci confessa "Questa l'avevo pensata a cappella ed e' cosi' che ve la voglio proporre stasera", e incredibilmente canta "All'aria aperta", lasciandoci tutti a bocca aperta, innamorati di quegli occhi da eterna bambina cresciuta.
Il gran finale e' affidato a Benvegnu', che voi (ma voi chi?) lo sapete, e' ultimamente il mio preferito al mondo.
Suona "The tourist", che se qualcuno doveva suonarla mi riesce difficile pensare ad altri, e l'attacco a tre voci con Luca e Andrea lascia senza fiato.
Quanto al suo repertorio ci propone "No drinks no food" e io, immancabilmente, mi ritrovo con gli occhi lucidi in un perverso gioco di specchi uno dentro l'altro, al ricordo di quando lo ascoltavo e ricordavo quando ero altrove e ricordavo altre memorie, e sorridevo al pensiero di me cosi' arrotolata.
Alla fine del brano la presentatrice di King Kong radio gli chiede si suonare un altro pezzo. "Vecchio o nuovo?" chiede, dal pubblico in molti rispondono "Vecchio!", io provo a dire "Nuovo!" ma sono probabilmente l'unica.
Vedo Franchi rivolgersi a Benvegnu' e chiedere "Paolo, che si fa?"; non vedo la risposta, non so cosa faranno, ma non fa nessuna differenza, mi giro verso l'amico che e' con me e dichiaro "Questa colpisce al cuore"; lui domanda "La conosci?"; rispondo "Si', ma non so quale sara'".
Parte "Cerchi nell'acqua". Certo, un brano da fine concerto, il messaggio positivo con cui si saluta.
Sorrido.
Il mio amico torna a casa, io invece voglio salutare Andrea, che da quella notte e' diventato quasi un amico: e' un onore immenso per me poter dire che anche lui mi considera quasi un'amica.
Lo avevo avvisato che ci sarei stata e lui mi ha portato dei cantuccini da Prato che assaggio (e godo) immediatamente, ma che decido di conservare gelosamente per il rientro nelle Americhe, per condividerli con qualcuno che abbia voglia di meritarseli (se mi leggi: altri sacrifici...).
Chiacchieriamo, mi dice di avere un nuovo album in cantiere ma lo fermo: non voglio sapere niente, non voglio rovinarmi il gusto della sorpresa quando lo ascoltero' per la prima volta.
Baci e abbracci anche con Luca, Ciro e Marco: scatta anche una sfida a biliardino Andrea/io vs Ciro/Luca, che finisce in un onorabile pareggio.
Anche Paolo mi vede, mi sorride, mi si avvicina, mi saluta."Che piacere vederti!", dice "Ti leggo sempre, con quelle cose che hai scritto mi hai proprio beccato!, quella conversazione che avevamo avuto mi aveva davvero colpito...".
Non dico niente, non riesco a dire niente come al solito, resto li', inebetita e confusa.
Avevo gia' una mezza idea di prendere un treno per Prato un paio di giorni dopo, per sentirli di nuovo dal vivo: a questo punto, dopo questa sera, decido definitivamente che lo faro'.
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