mercoledì 30 dicembre 2015
Paolo Benvegnu' @ Monk Club - Roma
domenica 27 dicembre 2015
Giorgio Canali plays Joy Division @ Monk Club - Roma
Quando leggi dell'esistenza di un concerto del genere non puo' che accendertisi qualcosa dentro: se poi sei nella citta' giusta al momento giusto devi andare. Punto.
Organizzo la serata con due amici: una e' quella che e' stata con me qui, qui e qui (robetta...), l'altro e' uno cresciuto a pane "Siberia" e "Desaparecido", uno che aveva l'eta' giusta per farsi scuotere dai CCCP al massimo del loro splendore, uno dotato di un tocco di quella follia buona che lo rende un essere umano unico al mondo.
Il posto e' davvero carino, un circolo ARCI perfettamente adatto ai radical-chic che siamo diventati (mea maxima culpa) e li' per li' un po' mi fa effetto, ma ormai mi ci sto abituando.
In attesa del concerto beviamo una birra seduti su un comodo divanetto in una piccola sala dove stanno proiettando, ma senza volume, Control: certo che l'attore che fa Curtis lo avevano conciato proprio bene!
Entrati nello spazio concerti mi sento toccare su una spalla: mi volto ed ecco "l'immenso T.", un vecchio amico dei tempi delle superiori, uno di quelli del giro dei musicanti (no, "musicisti" sarebbe un termine troppo elevato) adolescenti monteverdini della fine degli anni novanta. Sapevo che avrei incontrato qualcuno di loro questa sera, non ci siamo mai del tutto persi di vista e fa sempre tenerezza incontrarsi in occasioni simili. Piu' tardi, per mia somma gioia, incontrero' anche un'altro amico di quel tempo, quello che era il mio amico del cuore ma poi la vita ha fatto i suoi giri bislacchi... lui non poteva non esserci, i Joy Division ne ero davvero sicura, ed e' stato dolcissimo vederlo.
Niente gruppo spalla questa sera.
Canali, la Baraldi alla voce (scelta ardita e azzeccatissima) e Greco (Rossofuoco) salgono sul palco verso le undici, forse piu' tardi: il basso e' affidato a zio-computer, la batteria non c'e'.
Attaccano subito con "Atmosphere", con un arpeggio dolcemente distorto di una bellezza implacabile e dolorosa, poi sparano "Transmission" come un turbine punk e cantiamo tutti. Segue una "She's lost control" completamente riarrangiata da brivido, con le note della chitarra di Canali che entrano nelle vene e sconquassano i sensi.
Non si fa a tempo a riprendersi che attaccano una "Days of the Lords" rarefatta e sospesa: in realta' tutte le canzoni, con quel basso pre-registrato e quei duetti di chitarre dai suoni lunghissimi e penetranti, sembrano eteree questa sera, anche quelle piu' veloci ed esplosive. Arriva il turno di "Love will tear us apart" che come la giri e la rigiri e' sempre la piu' ballata dal pubblico. Il tempo di riprendersi e parte "Atrocity exibition" con la Baraldi si dimena sul palco e noi con lei. Poi "Disorder", altra esplosione punk nonostante l'assenza di batteria, e a seguire "Ceremony" che stordisce e fa ballare.
Siamo a "New dawn fades", ipnotica e intensa: chiudo gli occhi e la lascio passare attraverso la pelle, dentro i tessuti organici, infondo alle viscere. Sul finale, lunghissimo, le chitarre si intrecciano facendo venire la pelle d'oca. Letteralmente.
Poi "Twenty four hours" e scariche elettriche che arrivano da tutte le parti. Segue una "Heart and soul" che lascia storditi e senza fiato.
"Direi come fa il papa" dice Canali "il concerto e' finito: andate in pace!, pero' vi faccio prima un ultimo pezzo" e attacca una "Shadowplay" all'ennesima potenza che mi da il colpo di grazia.
Fine.
Di gia'?
Si'.
Scendono dal palco e realizzo che e' davvero gia' finito tutto: e' stato troppo, troppo breve, ne vorrei ancora, andrei avanti per ore.
Capiamoci.
Non era un compito facile, reinterpretare brani che hanno tanto peso storico ed emotivo per tutti i musicofili del rock moderno e' rischioso, i puristi storcono il naso e i dilettanti non capiscono: a mio avviso invece l'operazione e' riuscita perfettamente!, Canali ha reinterpretato i Joy Division in chiave contemporanea, la sua LesPaul calda, ruvida, mistica e sensuale (si', ha reso sensuali i Joy Division!) fischia ancora nelle mie viscere.
Alla fine la mia amica e' stanca e torna a casa; l'amico invece, recentemente tornato single, e' felice e ha voglia di ballare: resto con lui dunque, beviamo un'altra birra e balliamo forse altre due ore nella discoteca rock che ha seguito lo spettacolo.
Passare per l'Italia ha indiscutibilmente dei vantaggi musicali che strappano momenti di dolcezza senza pari.
venerdì 25 dicembre 2015
Marlene Kuntz in Complimenti per la festa - un film di Sbastiano Luca Insigna [2015]
martedì 22 dicembre 2015
Julia Holter - Have you in my wilderness [2015]
In alto, sopra la foto, il suo nome; in basso, sotto la foto, il nome dell'album. Appena sotto, piccolo ma visibile, il nome della casa discografica.
Play.
Che incredibile sorpresa mi ha riservato questo inizio-inverno: ecco qualcosa che non avrei potuto prevedere, ecco finalmente uno stimolo musical-intellettuale come non ne ricevevo da tempo.
Ho nelle orecchie una novita': una piacevolissima scoperta (viene dallo spacciatore, siamo chiaramente in territorio a lui affine) che mi pare estremamente difficile da catalogare.
Ritmi zoppi accompagnano le armonie delicate, eleganti e mai banali di questo bell'album.
Ritmi zoppi, non ci si puo' danzare sopra, la mente non vi si puo' adagiare a riposo e certamente non si puo' camminare a ritmo, si rischia di inciampare e farsi male.
Ritmi zoppi, cambi improvvisi eppure stranamente fluidi.
Archi, clavicembali, fiati, strumenti leggeri e persistenti.
E la voce della Holter che non ha tecnicamente niente di speciale, niente che colpisca nel bene o nel male, ma l'intensita' e' quella giusta e ti strappa un sorriso.
Forse un po' intellettual-snob, ma non poi cosi' tanto.
Cos'e' mai?
Non una carezza, non un calcio sulle gengive, non un abbraccio.
Il sentimento che mi arriva da quest'album e' quello di una strana intimita' distorta e impossibile da catalogare, una dolcezza contorta eppure deliziosa, un calore scomodo, una familiarita' di cui non si puo' parlare senza trovarla in un qualche modo ridicola.
E' sentirsi con un amico apposta per litigare su una questione di lana caprina, anzi, trovare una questione di lana caprina su cui poter litigare, scoppiando a ridere prima ancora di salutarsi, semplificando cosi', con una risata, la difficilissima fase dei saluti.
E' rivedersi dopo sei mesi e non riuscire ad abbracciarsi.
E' il mare d'inverno, il cui odore il Lago, per quanto grande, non potra' mai riprodurre, che mi richiama verso casa con voce di sirena.
Lista delle tracce:
Silhouette
How long?
Lucette stranded on the Island
Sea calls me home
Night song
Everytime boots
Betsy on the roof
Vasquez
Have you in my wilderness
giovedì 26 novembre 2015
venerdì 20 novembre 2015
Questo giro di basso...
mercoledì 11 novembre 2015
Escalate! - Other brothers [2015]
Il retro del cd (si', val la pena guardare anche quello) e' per tre quarti rosso in alto col nome del gruppo al centro, sempre con lo stesso effetto esplosivo, mentre in basso si riconosce una musicassetta (sic): i brani sono divisi in un romantico lato A e lato B.
Play.
Un paio di settimane fa (ma forse sono gia' diventate tre) fa ero a passeggio a Kensington Market: andare in citta' (anzi, in Citta') mi riempie sempre di buon umore e le domeniche a piedi di Kensington Market sono una goduria, un'esplosione di vita e di colore.
Si passeggiava, il cielo era incredibilmente azzurro, la temperatura insperatamente mite, l'atmosfera distesa, il buonumore diffuso, quando ecco, piu' o meno all'altezza di Bellevue Square, mi si para davanti agli occhi questo terzetto di musicisti elettronici, basso, batteria, tastiere e sintetizzatori vari: inevitabilmente mi fermo incantata.
Sono proprio bravi, non c'e' che dire: il suono e' elettronico eppure c'e' anche qualcosa di funky, progressivo e jazz, e il tutto e' ben suonato, ben strutturato... insomma, un piacere inatteso nel piacere premeditato.
Non ci e' voluto molto perche' mi accorgessi del banchetto che esponeva i cd in vendita: vorrei gustarmi la fine dello spettacolo e avvicinarmi al banchetto in un secondo momento, magari scambiare due parole con i musicisti, ma il ricordo di esperienze recenti e soprattutto lo scalpitare dei miei compagni di avventure evidentemente poco interessati alla musica "d'avanguardia" (si fermeranno duecento metri piu' avanti a sentire il classico quartetto che fa cover di grandi successi, tutti invariabilmente impostati sul giro di do con il fa-maggiore-nordamericano al posto del re-minore... poi uno si domanda perche' non mi sento a mio agio a Hamilton!) mi fanno accelerare l'acquisto.
Peccato.
Comunque l'ascolto in cuffia, se possibile, non fa che aumentare il mio giudizio positivo: qui si sente anche una chitarrina leggera, suonata come si deve, che accompagna il ritmo senza farsi troppo notare ma la cui presenza da spessore e corpo all'insieme. Chissa' come mai quel giorno non c'era.
I brani scivolano morbidi uno dietro l'altro senza soluzione di continuita', il ritmo e' coinvolgente senza ossessione, i giri di basso avvolgono dolcemente l'ascoltatore, in modo appena percettibile, finche' non ne rimane impigliato e avvinto.
A suonare sono due coppie di fratelli, due Kern e due Drygas, mentre in copertina ci sono un terzo Kern e un terzo Drygas: altri fratelli, per l'appunto. Buffo.
E la loro e' una danza ipnotica, intellettualoide-snob quel tanto che basta da coinvolgermi (che posso farci?, sono un'intellettuale-snob, lo ammetto senza vergogna) ma senza esserlo al punto di annoiarmi.
E i due "beeeep" di sei secondi, uno all'inizio e uno a meta', a significare il cambio del lato della cassetta, mi fanno ridere tutte le volte.
Solo la citta' (anzi, la Citta') poteva dare i natali a un suono e un arrangiamento cosi' raffinati: in provincia, come in Boemia, tutto e' immobile.
Chissa', forse il mio non e' un problema col nordamerica, infondo sarei alienata anche a Ladispoli (con tutto l'affetto eh?), verosimilmente anche li' mi sentirei completamente fuori luogo.
Ma intanto sono qui ed e' qui che si deve ballare: magari andando a Toronto piu' spesso.
Lista delle tracce:
Beeeep
'Sup, sun?
Beat is murder
Aquatic
Other brothers
Where there's vans, there's guns
Alpha beta kappa donna
*SIDE B
Beeeep too
The fourth floor
Blood, sweat and Tom Jones
Calypso
Ampersand
Hiphopany
domenica 1 novembre 2015
Scisma - Mr. Newman [2015]
E la guarda ammirato, e l'ama di nuovo, e lascia che le loro voci bellissime si amalgamino come facevano un tempo, e inventa suoni per lei, musica nuova, "un mondo che non finisce mai".
Ha sentito la mancanza di lei come lei ha sentito la mancanza di lui; impossibile dimenticare l'uno lo sguardo dell'altra, incredibile sentirsi perdonati per aver amato "in ritardo" ma e' cosi': l'amore, quello vero, non tiene conto del male ricevuto.
E si puo' suonare musica semplice solo per il gusto di essere di nuovo insieme ("elementare ar cazzo!" dice con ammirazione il mio cuore romano mentre gusto le loro deliziose divagazioni armoniche). Ed hanno ragione a dire che io, ascoltatrice, conosco solo una parte di loro, della loro vita, della loro essenza: di fatto conosco solo cio' che loro vogliono farmi vedere, eppure ho la sensazione di capire cosa mi stanno dicendo.
E' una danza incredibile, bellissima, che non puo' finire, "l'orizzonte e' la meta" anche se fa paura, anche se e' un "salto nel vuoto".
Ma il dato incontestabile e' la gioia di potersi dire a vicenda che "se tutto e' vero e' bellissimo", e che incredibile apertura musicale in quel passaggio!
In ogni caso questo e' cio' di cui (mi!) parla Mr. Newman.
Solo un EP.
Lista delle tracce:
Neve e resina
Darling, darling!
Musica elementare
Metafisici
Stelle, stelle, stelle
sabato 31 ottobre 2015
Xylouris White - Goats [2014]
Non avevo capito (mea maxima culpa) che White e' quel White, quello dei Dirty Three: questo spiega almeno in parte come siano potuti arrivare alle orecchie dei signori quebecchesi.
Certo che il ragazzo sa suonare proprio bene.
Quanto al collega Xylouris... beh, con il suo liuto fa davvero le magie!
Devo dire che col cuffione l'odore di Mediterraneo si sente ancora piu' forte.
Si rimane facilmente irretiti dal calore di questa musica mentre si cerca di seguire le divagazioni ritmico-melodiche, e le immagini di un altro mondo (va detto, un mondo a me affine) si susseguono vorticose: la macchia mediterranea, l'odore dell'alloro, le capre con i loro pendagli, l'olio d'oliva, il vento del sud che ti accarezza la pelle, i movimenti lenti dei pastori, il sale, le onde che si infrangono sul bagnasciuga, le case bianche lassu' in cima alla scogliera, i pescatori all'alba nella baia... chiudi gli occhi e vedi e senti tutto questo. O almeno lo vedo io, con i miei occhi impregnati di nostalgia.
La voce compare qua e la' come aveva fatto quella sera: e' una lingua strana il greco moderno, specie se cantata, suona arabeggiante ma senza perdere quel retrogusto mediterraneo.
Sono suoni, chissa' se sono anche parole, chissa' cosa vogliono dire... Ma non e' importante, e' il suono stesso di quella voce ad ipnotizzare, a far dimenticare il cielo grigio dell'Ontario del sud.
Ma c'e' anche il caotico rumore post-punk che solletica le mie orecchie, sia nei toni sia soprattutto nei ritmi: e tutto questo mi incanta (avrebbero detto certe persone di mia "conoscenza").
Diciamo pure che a primo impatto fa un certo effetto pensare all'accostamento del liuto tradizionale cretese con la batteria australiana, pero' giuro che camminano a braccetto come se fossero stati fatti l'uno per l'altra fin dall'inizio dei tempi, e producono qualcosa che prima non c'era e ora, per fortuna, c'e'.
Lista delle tracce:
Old School Sousta
Psarandonis Syrto
The Bells
Wind
Suburb
Chicken Song
Fandomas
Run and La
martedì 20 ottobre 2015
Cosa sapete del Canada - Q.E.D.
A leggere i giornali italiani sembra sia un risultato sorprendente, il risultato che nessuno poteva aspettarsi, ma d'altra parte bisognera' pure fare un po' di scena, no?, il Corriere e il Messaggero parlano addirittura di "svolta a sinistra"!
A casa dell'amico "politicizzato" ieri sera si e' stappata una bottiglia di spumante al grido di "Non siamo d'accordo con molte delle posizioni dei liberali, non abbiamo votato per loro, ma ci siamo liberati di Harper!, poi Trudeau e' uno di cui ci si puo' fidare, suo padre era una persona per bene, poi lo vedi?, e' appassionato: non come Harper o l'NDP... e infondo e' questo che ci vuole, passione!, largo al nuovo!"
Dio...
Dicono che Harper ha sbagliato la campagna elettorale e che ha sottovalutato il "grande cuore dei canadesi": nei giorni scorsi ogni mio tentativo di spiegare che era chiarissimo come sarebbe andata a finire, che era tempo di far arrivare anche qui il macellaio col grembiule rosso, era stato bollato come eretico.
Ieri sera ho preferito fare qualche sorriso di circostanza, mettere su la faccia della straniera che condivide volentieri la gioia degli amici e addormentarmi sul divano nel bel mezzo della festa: non avevo voglia di discutere.
Ho avuto ragione sui risultati elettorali: spero tanto (ma tanto) di sbagliare sul resto...
lunedì 19 ottobre 2015
Cosa sapete del Canada - Previsioni
Sabato sera ero a casa dell'amico "politicizzato" a guardare l'hockey. Non riesco veramente ad appassionarmi a questo gioco, come al solito mi intriga di piu' il contesto sociale; l'hockey ha qualcosa del calcio, ma e' molto piu' sfacciatamente "violento" e soprattutto veloce, tanto che non se ne capiscono i ragionamenti. L'impressione e' quella di una spettacolarizzazione estrema, oltre al fatto che, nonostante quel che dicono riguardo alle botte che si danno, penso che a calcio ci si faccia molto piu' male: testimone ne e' il mio ginocchio sinistro.
Ma sto divagando, tanto per cambiare.
Ovviamente la partita era costantemente interrotta dalla pubblicita' (ah le gioie del nordamerica!) e molti erano spot elettorali.
Si impara tantissimo dalle pubblicita' a saperle guardare con occhio distaccato.
Innanzitutto devo chiedere scusa per quanto scritto precedentemente: Mulcair in effetti ha una posizione netta sul TPP da cui se ne puo' (spero) dedurre quella sul CETA, e se quella sera non se ne era parlato ovviamente e' colpa di chi poneva le domande.
Comunque vedere quello spot e' stata una sorpresa piacevolissima: e' la prima volta in tanti anni che sento un leader di sinistra (si puo' pronunciare questa parola?) esprimere una posizione netta contro questi trattati.
Gli spot successivi, quello dei liberali prima ma soprattutto quello dei conservatori poi, mi hanno chiarito definitivamente come andra' a finire.
Vincera' il Matteo-Alexis locale.
Tutta quello che ho sentito dire da amici e conoscenti negli ultimi mesi si puo' riassumere in un'unica frase esatta: "anyone but Harper!".
Che ai miei occhi e' come quando da noi si diceva che B. era il male peggiore e certe simpatiche canaglie hanno festeggiato (no, certe cose non si dimenticano) l'avvento di Monti.
Ora in Canada si apprestano a festeggiare l'arrivo del giovanotto col grembiule rosso (anzi, rosa pallido).
Del resto il primo dell'elenco dei giovanotti al comando di questa era che stiamo vivendo, non dimentichiamolo, e' stato premiato con un Nobel per la pace.
In teoria, e stando ai sondaggi, quella Canadese sarebbe una corsa a tre, perche' il leghista quebbecchese non ha i numeri per poter essere contato.
E tutti, tranne i cattofascisti ov cors, vogliono solo una cosa: che Harper scompaia.
E cosa fa Harper?, indice elezioni anticipate (questa cosa mi era sfuggita) e indica il Matteo-Alexis locale come unico rivale.
E indovinate un po' la reazione della gente?
Ma certo, noi lo conosciamo bene: il voto utile.
Dio...
Sono cosi' spaventata che vorrei urlare.
E quando spiego queste cose mi sento rispondere in tono piccato che non ne so niente, che di Matteo-Alexis ci si puo' fidare, che e' mille volte meglio lui di Belzebu'-Harper, che sono solo un'europea che del Canada non ha capito niente.
Lo spero per loro, perche' sono brave persone. E lo spero per il mondo, perche' ho bisogno di credere che da qualche parte esiste ancora della razionalita'.
Lo spero.
Ma non ci credo.
Questa sera ci sara' lo spoglio, questa sera si sapra'.
martedì 13 ottobre 2015
Ringraziamento Canadese - quel tacchino hollywoodiano
Sono invitata a cena dalla "mia famiglia canadese", gli O., ed e' dunque tempo che io parli di loro, di quest'altro lato dell'altro lato dell'Atlantico.
Gli O. sono una famiglia che frequenta il mio dojang, o meglio, sono io che frequento il loro.
Il capofamiglia, Mister O., e' un uomo in un intorno dei sessanta, cintura nera, ottimo istruttore, con una tecnica strepitosa e un ottimo sguardo sulla tecnica degli altri: il mio primo giorno mi e' stato dietro dandomi i primi rudimenti, mi ha riso bonariamente in faccia vedendomi fare i primi crunch (confesso), a oggi mi da sempre consigli preziosissimi e lo considero quasi al pari del maestro.
Sua moglie J. e' una cintura verde-blu, donna dolcissima con dei bellissimi occhi azzurri, capelli bianchi tenuti sempre in una morbida coda di cavallo e ben curati, in generale emana felicita' e amore (giuro!); facciamo spesso coppia negli esercizi a due e con lei non riesco a usare la forza, non ce la faccio, ma lavoro bene sulla tecnica: ha un cuore d'oro.
Il figlio piccolo, S., e' una cintura blu-rossa, un naturale per tecnica, velocita', salti (sia detto che ha quattordici anni) e controllo del respiro: lui e' quello che mi ha insegnato quella che io chiamo "la danza di spada e coltello" e alcune tecniche di autodifesa.
Hanno anche due figli sui venti/venticinque anni, entrambi dotati di fidanzate, che ho conosciuto a un barbecue a luglio, quando hanno invitato me e la mia "famiglia" (ma questa e' un'altra storia e si dovra' raccontare un'altra volta) ma non ci ho mai interagito davvero: so che uno dei due e' una cintura nera che ha smesso, so che lo e' anche una delle due fidanzate, ma non ricordo l'accoppiamento con sicurezza.
Li considero, come ho detto, la mia famiglia Canadese.
Sono persone normali, anzi, sulla media di Hamilton direi benestanti, curati, puliti: la loro casa e' pulita, la loro pelle e' sana, si nutrono con attenzione e praticano sport. I figli sono ragazzetti molto belli per le rispettive eta'... insomma, la famiglia da serie tv.
Arrivo e padre e figli stanno lavorando al garage, che e' una costruzione separata e in effetti e' usato come luogo di lavoro del capofamiglia, che di mestiere fa impianti di sicurezza, chiavi e serrature; J. e' seduta a chiacchierare nella veranda-chiusa con la cugina del marito che vive negli "Stati", mi introduce, versiamo del vino (buono), chiacchieriamo, ci piacciamo. Dopo un po' ci spostiamo in cucina e, mentre J. segue i cibi in preparazione, arriva anche la sorella di Mister O.: ancor prima della sua entrata in scena mi viene detto che nel pomeriggio ha rasato il prato indossando tacchi alti e collana.
Si chiacchiera dunque, ed e' tutto molto tenero, casalingo.
Il ringraziamento, mi dicono, e' la festa del raccolto, la festa in cui le famiglie dei coloni (e prima ancora dei nativi), dopo aver raccolto quel che c'era da raccogliere prima dell'arrivo dell'inverno, si sedevano a tavola per ringraziare dio (e prima ancora la natura). Alla fine della fiera e' la festa della famiglia: avevo ricevuto due inviti per stasera, ma era giusto che passassi il ringraziamento con loro.
La conversazione e' gradevole, educata, non dico colta ma quantomeno non truce: non diversa da quella che avrei a Natale con la mia famiglia allargata.
Giusto a un certo punto mi si chiede cosa ne penso del Papa e mi sento con le spalle al muro: ho visto in casa un segno di cristianesimo, non estremo ma comunque presente, una piccola scritta in grigio leggero su bianco riportante una frase del vangelo e una croce, e le mie opinioni sul Papa non sono esattamente lusinghiere... Dopo un lungo tentennamento spiego brevemente la mia posizione ("mai fidarsi del tipo simpatico, specie quando e' un uomo di potere... e che potere!") e il discorso cambia subito, riprendendo la piega piacevole come se non fosse mai successo niente.
Da queste parti sono bravissimi a evitare o eventualmente cambiare un argomento potenzialmente controverso.
A un certo punto J. sforna il tacchino e mi emoziono.
Chi non ha mai visto in un film o in una serie televisiva la scena di un tacchino sfornato nel giorno del ringraziamento? Tutti abbiamo almeno un'esperienza hollywoodiana del ringraziamento.
Io c'ero.
E le patate al forno, e le carote, e la salsa di mirtilli rossi, e il purea di rutabaga che giuro: e' buonissimo. E le immancabili torte: quella con la marmellata ai mirtilli, quella con un frullato di fragole e yogurt, quella con mele, marmellata di mirtilli e crumble, e ovviamente quella di zucca, con tanto di decorazione al centro a forma di zucca da Halloween.
Vivere in nordamerica regala questi squarci filmici incredibili.
E' paradossale, ma conosciamo meglio le tradizioni nordamericane di quelle tedesche o spagnole.
Perche' adesso davvero, alzi la mano chi sa cosa fanno in Spagna per San Sebastian... potere del cinema di propaganda imperiale!
La cena del ringraziamento ha una dolcezza ancestrale saldamente incardinata nella testa di tutto il mondo occidentale grazie al grande e al piccolo schermo, e a mio modo anche io ne sento il fascino, e addirittura quasi mi commuovo quando J. ringrazia (dio, ma non lo nomina) per il cibo.
Il tacchino e' stato in forno otto ore, J. si e' svegliata alle sei per farlo: e' una bestia "piccola", dicono, altrimenti ce ne possono volere anche dieci di ore... sara' ma a me non pare affatto una bestia piccola. Mi torna in mente la mia ex compagna d'ufficio del Minnesota che sosteneva che il tacchino al ringraziamento e' uno spreco, che la carne viene sempre disgustosamente secca... quello di J. secondo me e' ottimo, si vede che gli e' stata dietro con cura e dedizione.
Ad un certo punto, in un momento in cui ci ritroviamo a parlare io e lei, mi racconta che suo padre era un ministro anglicano, che lei ha orbitato in chiesa a lungo ma poi ha visto quanta politica c'era dietro e si e' scocciata, ma questo non vuol dire che non crede. Deve averla colpita quello che ho detto sul Papa, forse sente di dovermi far capire che capisce quello cui ho accennato prima di cena. Le spiego che ho perso la Fede a Cana, durante un pellegrinaggio in Palestina (ecco qua, un pezzetto del mio passato oscuro e' rivelato), circa dieci anni fa. Sorride comprensiva e dolce.
Al momento del liquore il capofamiglia caccia con fierezza una Sambuca Ramazzotti che bevo con un sorriso: saranno anni che non ne bevo una e trovarmela a una cena del ringraziamento mi intenerisce. Prometto che al ritorno dalle vacanze di Natale portero' loro qualche liquore speciale che qui non si trova.
Al momento dei saluti mi indicano l'ingresso della casa con la bandiera canadese e quella statunitense ben in vista: Mister O. mi spiega che quando viene a trovarlo qualcuno uno dei parenti che vive negli "Stati" lui ha piacere di innalzare anche la loro bandiera; aggiunge anche il desiderio di comprare una bandiera italiana per le volte in cui io li andro' a trovare. La dolcezza di queste persone scalda il cuore.
Ho preso due porzioni di ogni cosa e assaggiato tutti i dolci: la pedalata del ritorno e' lenta e appesantita, ma decisamente appagata nel corpo e nello spirito.
lunedì 5 ottobre 2015
Sun Kil Moon - Universal Themes [2015]
Play.
L'avevo detto che mi stava conquistando, no?, ebbene eccoci qua.
Otto brani per la durata di settanta minuti, una media di nove minuti a canzone che insomma, per un album folk-rock sembrerebbe un po' tantino, eppure scorrono via veloci senza che l'ascoltatore se ne accorga.
Seguendo la scia dell'acclamato Benji, Kozelek continua a raccontarci le sue storie vere e personalissime, i suoi giri con gli amici, le telefonate alla ragazza dalla camera dell'albergo; menziona piu' volte l'esperienza con Sorrentino, che per quanto minimale deve averlo colpito profondamente. Oppure le storie vere di persone intorno a lui, fa lo stesso.
Eppure, per l'appunto, alla fine queste storie non sono che un pretesto per parlare di amore, vita, morte amicizia, musica... temi universali, per l'appunto.
Pero', a dirla tutta, all'ascolto non e' che i testi si capiscano del tutto: la voce e' talmente biascicata, incisa, sovraincisa, raddoppiata (a tratti anche volutamente stonata) che per un non-anglofono, quand'anche impiantato in nordamerica, e' difficile dire di aver capito interamente un suo testo. Almeno, io non ci sono riuscita: i testi li ho dovuti leggere, ma lo ho fatto solo dopo che l'album aveva definitivamente raccolto il mio favore.
Come puo' dunque piacere un album folk-rock se non se ne capiscono completamente i testi?
Non lo so, ma sentitelo e poi fatemi sapere; io la risposta non l'ho trovata, non lo so spiegare, eppure mi ha appassionata.
Sara' la musica che e' proprio bella?, la dolcezza di fondo che traspare?, il senso di pesantezza e liberazione che convivono?, la voce sporca di Kozelek che sembra rivolgersi direttamente alle tue interiora?
La sensazione che si ha e' quella di qualcuno, un amico intimo, che al telefono ti vomita addosso tutta la sua vita emotiva, con le sue gioie e i suoi dolori, e lo fa con tanta urgenza che magari non riesci a capire esattamente tutte le parole che dice, ma senti che e' li con te, che ti sta emozionando, che lo devi ascoltare e che dopo vi sentirete entrambi molto meglio.
Continua inoltre la collaborazione con Steve Shelly, che ai miei occhi resta il dolce amico pacioccone che vuol bene a tutti e da tutti si fa voler bene, un po' come Ringo Star per intenderci, e anche Steve, come il baronetto, ha un tocco inconfondibile che aggiunge profondita' ai brani.
E sara' la suggestione data dalla presenza di Steve, ma a tratti gli arpeggi dolci si trasformano in sferzate dal retrogusto noise e ti lasciano li' inebetito.
Sara' il momento, sara' il caso, sara' quello che vi pare, ma questo e' forse uno degli album di Kozelek che piu' mi ha colpita (Red House Painters inclusi) ed e' tutto dire.
Lista delle tracce:
Birds of Film
With a Sort of Grace I Walked to the Bathroom to Cry
Cry Me a River Williamsburg Sleeve Tattoo Blues
Little Rascals
Garden of Lavender
Ali/Spinks 2
This Is My First Day And I'm Indian And I Work At A Gas Station
sabato 3 ottobre 2015
Cosa sapete del Canada - Elezioni federali
Il 19 Ottobre in Canada si svolgeranno le elezioni federali. Curioso come di questo in Italia non arrivi nessuna informazione: leggo quotidiani italiani (ah l'era moderna), sono quotidianamente in "contatto" con Casa (le reti sociali... anche di questo bisognera' parlare prima o poi, ma non divaghiamo), e non ho mai visto una sola notizia a riguardo.
Certo, direte voi, il Canada non e' importante.
Sara', ma con gli Stati Uniti che stanno ipso facto (convincetemi che non e' vero, vi prego!) dichiarando guerra alla Russia stupisce come le elezioni federali canadesi non meritino neanche un trafiletto.
Ma magari mi sbaglio, magari almeno una volta ne hanno parlato e io me lo sono perso.
Comunque.
Ho un amico appassionato di politica che mi ha fatto un breve riassunto di storia recente e mi tiene aggiornata sugli esiti della campagna. Sto imparando molto.
Ci sono essenzialmente tre partiti, senza contare i "leghisti" quebecchesi di Duceppe (che da romana associo troppo facilmente a quello che di ceppa ne aveva solo una, ma dura): i conservatori di Harper, i democratici di Mulcair e i liberali di Trudeau.
In breve.
Harper e' al potere da dieci anni, nasce tra le fila degli ultras cattofascisti, e' diventato primo ministro in modo truffaldino, ed e' corrotto, e ha gli amici negli Stati Uniti e segue le loro direttive, e se ne frega dell'ambiente (qui a tutti importa molto dell'ambiente). I suoi cavalli di battaglia sono la difesa dei valori tradizionali , la difesa contro i terroristi, la difesa dell'economia (gli ho sentito usare la parola austerita'... ma che davvero?, ancora?, anche qui?, ma non gli e' bastatato?).
Mulclair e' il "vecchio comunista" anche se qui "comunista" e' una parola che non si puo' usare davvero: non e' chiaro cosa pensa del CETA (nessuno parla del CETA, neanche qui sotto elezioni... possibile?) ma sul resto e' piu' chiaro di altri.
Trudeau e' il figlio di uno dei padri nobili canadesi, giovane e alla prima esperienza con la "politica dei grandi".
Deja vu...
Ieri sera ho visto quello che probabilmente e' stato l'ultimo dibattito tra i quattro rivali.
Era in francese e non lo davano in tv, bisognava andarselo a cercare in rete.
Ebbene si'.
Harper aveva una spilletta con la bandiera canadese appuntata al petto, piccola abbastanza da passare inosservata, ma grande abbastanza da voler essere un messaggio subliminale; mani contratte, volto teso, aggirava le domande in modo davvero patetico. Si vedeva che era in difficolta'.
Il leghista... vabbeh, e' leghista: secessione e via il niqab.
Mulclair sembra una brava persona, uno che ci crede ancora (?). Affrontava il dibattito con energia, centrando sempre le risposte, ha opinioni nette ed e' chiaro nell'esprimerle.
Trudeau mi ha colpita.
Giovane, rampante, belloccio, sguardo sicuro, sorrisetto beffardo. Parla di tutto e di niente, evoca un non meglio precisato "nuovo" come panacea. Mi dicono "ci si puo' fidare perche' il padre era una brava persona, uno dei padri nobili, uno che ha fatto crescere il Canada".
Sara'.
Ma noi abbiamo una certa esperienza col giovanotto "nuovo" di turno.
Lo guardo e tremo: sentirlo parlare ha evocato in me l'immagine di un inviluppo convesso tra Matteo e Alexis.
Il Canada e' una terra immensa e prevalentemente disabitata, i pochi abitanti sono gente tranquilla e per bene. A chi andranno le risorse energetiche di quel mezzo continente quando sara' il momento?
(continua...)
domenica 27 settembre 2015
Godspeed you! Black Emperor @ Danforth Music Hall - Toronto
martedì 22 settembre 2015
Slash @ Hamilton Place Theater - Hamilton
Per finire la lite tra Axl e Slash con conseguente fine di cio' che ai miei occhi erano in Guns n' Roses fu la pietra tombale del mio primo amore.
martedì 15 settembre 2015
Gianni Maroccolo e Claudio Rocchi - VDB23 / Nulla e' andato perso [2015]
Play.
Un breve (?) preambolo.
A giudizio di chi scrive Gianni Maroccolo e' una sorta di Re Mida del panorama musicale italiano: tutto cio' che tocca, se gia' non lo e' di suo, si trasforma in oro. Stiamo parlando di uno splendido musicista, un raffinato arrangiatore, un attento produttore e piu' in generale un essere umano di notevole sensibilita', uno che quindi non puo' che circondarsi di musicisti (ed esseri umani) di par fatta.
Nel duemilaedodici viene assalito dalla sensazione di aver detto musicalmente tutto quello che aveva da dire, che la sua avventura nel mondo della "musica suonata" volge ormai al termine, che e' ora di mandare in pensione il basso e darsi alla produzione, sicche' lascia in rete una specie di messaggio di pre-addio e si mette al lavoro: il progetto si chiama VdB32, Via de' Bardi 32... da li' si e' cominciato e poesia vuole che li', in un certo senso, si debba finire.
Claudio Rocchi e' un altro gigante ma di provenienza totalmente diversa: ahime' le mie radici musicali provengono da tutt'altra direzione, quella maroccoliana per l'apppunto, e questo mi rende terribilmente ignorante in fatto di rock-psichedelico, troppo ignorante per poterne parlare con cognizione di causa. Chiedo perdono, so bene di dover rimediare.
Quel che so per certo pero' e' che era malato, Rocchi, irrimediabilmente malato, tanto da sapere di non avere molto davanti, anche se nel duemilaedodici non poteva quantificare il suo Tempo con certezza.
Poi capita qualcosa; cosa esattamente non lo so e capisco che non mi riguarda, ma questo qualcosa spinge Marock a inviare un po' di parti registrate all'amico Clarock il quale non la manda a dire: non accetta la rassegnazione dell'amico, cambia il 32 in un 23 (il numero della rinascita), trasforma le "Storie di un suonatore indipendente" in un sapienziale "Nulla e' andato perso" e somma la sua poesia e la sua voglia instancabile alle creazioni dell'amico, producendo cosi' la giusta sinergia positiva necessaria per dare vita a un vero e proprio capolavoro.
Si', mi sbilancio: si tratta di un capolavoro.
Nel 2013, poco dopo la scomparsa di Clarock, l'album e' stato reso disponibile ai pochi eletti raisers. Tutti gli altri, ad esempio quelli che come me all'epoca non erano abbastanza dentro le reti sociali da sapere dell'esistenza dei crowdfundings, non appena hanno saputo si sono mangiati le mani.
Poi col tempo (forse dopo aver metabolizzato la perdita dell'amico?) Marock ha deciso di farci un bellissimo regalo e rendere questo lavoro disponibile a tutti, anche a chi lo compra da piu' di 6000km di distanza e deve attendere una spedizione trans-oceanica per poterlo ascoltare.
Ma quale incredibile meraviglia!
La pesante inquietudine elettro-post-punk maroccoliana (gia' dal primo giro di basso si riconosce la sua inconfondibile firma) si amalgama perfettamente con le eleganti scelte di Rocchi e la sua poesia luminosa e toccante.
La parola "canzone" non si adatta ai brani che compongono quest'opera: sono lunghe suites dai suoni lunghi, lunghissimi, che partono dal rock incalzante e angoscioso della prima traccia e si sciolgono (con un processo lento ed impercettibile eppure inarrestabile) nel calmo sapore d'India della brevissima traccia finale, dove la voce narrante (dell'amico Peri in effetti) sembra addirittura sorridere di stupore emozionato, di quella gioia inafferrabile ben descritta dalla musica che l'accompagna.
Catarsi, potenza e dolcezza, oscurita' che si fa luce, la stanchezza dell'uno che, sedendo accanto alla serenita' zen incomprensibile dell'altro, subisce una metamorfosi: un insegnamento importante per quelli che rimangono all'ascolto col cuore aperto.
Maroccolo fino infondo, Rocchi fino in cima.
E gli amici, quelli veri, che vengono dichiaratamente ad abbracciare i due con le loro voci e i loro strumenti.
Continuo ad ascoltare quest'album senza posa: ho una lunga coda di dischi che mi attende eppure non riesco a staccarmi da questo.
Davvero?, davvero Claudio hai potuto scrivere quelle parole e cantarle senza scoppiare in lacrime?, dove mai si nascondeva la tua forza?, dove mai si nasconde la forza delle persone come te, come voi, meravigliosi esseri umani che con un incredibile sorriso e instancabile energia andate a testa alta incontro al Nero?, come riuscite a non lasciarvi abbattere?
Ma forse e' "solo" ironicamente logico che la reazione Umana (ma solo per gli Uomini con la "U" maiuscola) piu' profonda e naturale sia quella di darsi alla Vita in ogni sua piu' piccola sfaccettatura, tuffandosi a capofitto nelle proprie passioni o anche solo andando a vela una domenica pomeriggio di fine estate, o raccogliendo le mele dall'albero in giardino per farne della marmellata.
Capisco (...dio!) che lavorare accanto ad un Uomo e amico cosi' deve aver dato una spinta di Vita incredibile a Marock, che infatti sta tuffandosi di nuovo nella musica con piu' forza che mai.
Lo capisco, lo so.
E dunque eccoli qui i due amici, Rocchi e Maroccolo, Rigel e VDB23, l'esplosione dell'uno nella rinascita dell'altro, cio' che e' stato e cio' che rimane: "una storia che, infondo, e' appena cominciata".
Lista delle tracce:
Torna con me
Nulla e' andato perso
Rinascere Hugs Suite
La Melodie de Terrence
Tutti gli Uomini - Tutte le Donne
LD7M (Les Dernierès 7 Minutes de mon Pere)
Una corsa
Rigel & VDB23