La copertina e' in bianco e nero, una foto di Springsteen che sorride appoggiato alla schiena di una specie di cowboy nero col sax, la fedelissima telecaster a tracolla, impugnata per il manico: sembra volerla domare. Il suo nome e' scritto in grande, il titolo dell'album e' piu' piccolo, come fosse meno rilevante: verosimilmente sono i desiderata della casa discografica che pubblicizzava l'allora ventiseienne Springsteen come "il nuovo Bob Dylan" e dunque bisognava portare l'attenzione sul nome... col senno di poi possiamo dirlo: la casa discografica non ci aveva capito niente.
Play.
Parte un pianoforte leggero con un'armonica che lo accarezza: la campagna statunitense, quella che abbiamo visto un milione di volte nei film (e per questo ci appare cosi' esotica ma basta vederla una volta dal vivo per capire quanto e' squallida), si apre placida davanti ai nostri occhi. Giusto tre battute, il ritmo accelera immediatamente e subito entra la voce del Boss: e' un treno che si stacca lentamente dalla stazione e poi accelera sempre di piu', sempre di piu', finche' non trova il suo ritmo e bang!, eccolo in corsa sfrenata verso la sua meta.
E tutto l'album non e' che una corsa, una fuga dallo squallore conosciuto verso qualcosa di migliore che potrebbe anche non esistere, ma in sostanza chissenefrega: l'importante e' non accontentarsi mai, non fermarsi finche' non si e' soddisfatti.
Otto storie il cui fil rouge e' questo incontenibile desiderio di vita, di alzare la testa e cercare il meglio, in qualsiasi angolo di mondo si trovi.
Dal punto di vista stilistico-armonico ci trovi dentro Patty Smith, i Guns'n'Roses, il miglior Bon Jovi (quello degli anni ottanta per intenderci) e tutto il folk targato USA. "Gia' sentito" ti verrebbe da dire, ma hey!, questo era il '75 beibi, casomai e' vero il contrario...
E li capisci, li capisci eccome tutti quegli autori che hanno preso a piene mani da qui. Infondo tutti gli autori (con piu' o meno intenzione) prendono a piene mani da chi li ha preceduti, e' normale, e' umano: nella nostra musica ci mettiamo quello che abbiamo dentro, quello che ci ha colpito al cuore in un modo o nell'altro.
Si legge in giro che si tratta di una denuncia al sogno americano: io piuttosto direi che ne e' la rinascita. Gli USA sanno essere terribilmente squallidi, deprimenti, ridicoli, gretti, eppure hanno una gran dote: quella di sapersi rinnovare ogni volta. E Springsteen, raccontando lo squallore di una certa provincia americana, esprimendo nausea nei suoi confronti, decide di alzare la testa e cominciare a correre: questo in un qualche modo e' l'essenza di cio' che il sogno americano rappresenta, almeno nella sua accezione moderna.
Capita che a volte tu abbia ignorato un album per (quasi) trentun anni (vabbeh dai, i primi sette me li abbuonate?) e che poi ti arrivi alle orecchie esattamente nel momento giusto della tua vita, esattamente quando sei mentalmente predisposto perche' ti entri dentro... segnali come questo non possono lasciare indifferenti.
Mai.
Lista delle tracce:
Thunder road
Tenth avenue freeze-out
Night
Backstreets
Born to run
She's the one
Meeting across the river
Jungleland
Tenth avenue freeze-out
Night
Backstreets
Born to run
She's the one
Meeting across the river
Jungleland
A momenti me lo perdo!
RispondiEliminaLiv, sei commovente!
In due settimane hai ascoltato, metabolizzato e recensito il disco in maniera strepitosa! Non solo l'hai ascoltato, ma hai anche centrato le tematiche, roba che gente che lo ascolta da vent'anni ha ancora nebulose (tipo quei pazzi di cui hai letto che dicono che questo è un disco sulla fine del Sogno Americano, semmai Darkness, vabbè...).
Bruce diceva che non è solo sulla fuga, ma principalmente sulla ricerca, di qualcosa che sia vero e che possa durare. La frase chiave è in Born to Run: "I wanna know if love is wild, wanna know if love is real". Esiste l'amore? C'è qualcosa per cui valga la pena resistere e correre verso l'orizzonte? C'è la possiblità di uscirne vincitori? O vivi?...
Allora poi sei pronta per il successivo, che è il mio preferito e son sicuro apprezzerai maggiormente, perchè lo ascolterai con cognizione di causa; ma c'è tempo, anche quello al momento giusto. Per ora ti faccio i complimenti e ti batto le mani!
Il "cowboy col sax" è ovviamente il nostro Fratellone Big Man Clarence Clemons, pilastro della E Street Band, punto di riferimento di Bruce e di noi fan, che purtroppo ci ha lasciato nel 2011. La sua importanza all'interno della band era enorme quanto la sua stazza. Tenth Avenue freeze-out è una piccola sintesi dei lunghissimi e sempre diversi racconti di come lui e Bruce si siano incontrati e sia nata la Band. Big Man e Bad Scooter (BS = Bruce Springsteen! ;)).
Son davvero stracontento che un disco così fondamentale per me e per tutti i Blood Brothers ti sia piaciuto e sia arrivato al momento giusto, ma questa è una prerogativa magica del Boss: arriva sempre al momento giusto; quando tu hai bisogno, chiami e lui arriva! Sembra uno scherzo, ma funziona proprio così!...
Che bello sarà quando deciderai di vederti un suo concerto e darai forma e sostanza, faccia e corpo a quelle voci e quegli strumenti che hai sentito solo su disco. è un momento magico: ad alcuni cambia la vita, a me l'ha fatto. Vorrei vedere la tua faccia durante la visione di quel concerto, mi piacerebbe esserci. Ho battezzato un sacco di amici a casa mia coi suoi live: è sempre un'esperienza di pura gioia. Voglio stuzzicarti un po', purtroppo hanno tolto molti link ai video di dvd ufficiali e quello che volevo farti vedere non l'ho trovato. C'è però quest'altro https://www.youtube.com/watch?v=AqKf_EcUFQE che si vede parecchio da schifo e spero che questo non pregiudichi il divertimento, non è dinamico come quello che cercavo io, ma il tour è lo stesso. Il pezzo ormai lo conosci...
...il segreto?, ignorare completamente i testi almeno per i primi quattro ascolti.
RispondiEliminaqualsiasi cosa dicano le parole, cosa trasmette la musica?
questo e' rock'n'roll puro, tonalita' maggiori, energia pulita: non c'e' rabbia o delusione, c'e' un pianoforte che arpeggia su una batteria ritmata ma non ossessiva... occhei, questo mi parla.
il testo viene dopo, aggiunge dettagli piu' o meno rilevanti.
poi vabbeh, io sono un caso disperato, raramente faccio davvero attenzione ai testi: un paio di anni fa, forse tre, mentre cantavo (a memoria!) "losing my religion" mi sono accorta di quello che stavo cantando e mi sono fermata a meta' di una battuta gridando "ma il testo e' bellissimo!"
questo ovviamente e' un limite perche' pregiudica parte dell'ascolto (e mi fa annoiare da morire quando ascolto di certi autori che dovrebbero essere mostri sacri ma hey, se volevi fare il poeta dovevi fare il poeta, non il musicista...) ma tant'e': a ciascuno il suo.
riguardo a questi testi...
hai sottolineato i versi "I wanna know if love is wild, wanna know if love is real" (preceduti da "I gotta know how it feels") ... beh, io dico che che la chiave qui e' "I gotta/wanna know": voglio sapere, devo andare oltre quello che vedo!
e sottolineo "voglio" e "devo" che parlano di un bisogno potente, istintivo, ineludibile: lo dice chiaramente quella rullata che cresce verso la chiusura in do pieno (non ho studiato musica, ma quello e' un do che suona do da ogni lato... non so se mi spiego, penso di no).
mi sembra che l'amore qui sia un pretesto, una parola come un'altra: il tema e' la ricerca di vita.
un concerto lo vedro' volentieri: dice che a toronto ci sono bei concerti, ma mi sa che per te sara' un po' scomodo accompagnarmi...
per il prossimo album mi do ancora un po' di tempo: da due giorni sono alle prese con l'ultimo degli horrors (il mio spacciatore ha una passione per gli inglesi) e non ho ancora capito se mi piace o no.
Per me i testi sono sempre stati imprescindibili, dai Guns n' Roses a Nick Cave, non importa quanto poetici siano, ma non capirli mi dà la sensazione di sentire un brano stereo da una cassa sola...mi manca un pezzo, un pezzo importante. Essendo la musica una forma di espressione e comunicazione non concepisco il testo come mero riempitivo, ecco perchè prediligo certe cose su altre meno attente ai versi. è però anche vero che quando un disco è bello, ma bello veramente, ha la capacità di parlarti anche in altri modi e la musica che ti arriva in pancia suona più forte e chiara delle parole che arrivano dopo in testa!
RispondiEliminaNon è facile comunque interpretare un disco così profondo così bene in così poco tempo, anche se ad un primo ascolto potrebbe sembrare quasi easy listening.
La frase che ti riportavo non l'ho messa in evidenza io, ma Mr Springsteen stesso, quando spiegava l'importanza che per lui aveva questo testo e il senso del disco, che spesso viene interpretato unicamente come un lavoro sulla voglia di fuga e non su quello di una ricerca, di una necessità, di quel "now or never" che fa da benzina a tutti i pezzi. Tu sei quindi riuscita in pochi ascolti a capirlo, mentre generazioni di fan e giornalisti musicali dopo 30 anni stanno ancora annaspando. E ancora annaspano quegli stupidotti di americani che, proprio come facevi tu col pezzo dei REM, dall'84 cantano Born in The U.S.A. insieme all'inno nazionale in occasione del 4 Luglio, pensando che sia un pezzo patriottico. Ogni tanto qualcuno si sveglia ancora adesso e ne parla scandalizzato in tv (è successo anche di recente), leggendo in diretta il testo e cercando di spiegarlo ad una nazione attonita, che evidentemente non solo si cura poco dei testi, ma ha anche scarsa padronanza della propria lingua. Scambiare una delle canzoni più critiche e incazzate sul tipo di condotta tenuta dagli USA nei confronti dei propri reduci come un pezzo che inneggia all'orgoglio nazionale è da perfetti imbecilli! E se anche qua qualcuno ancora non ha capito il vero senso di quella canzone, ma per certi versi è perdonabile perchè magari non mastica troppo l'inglese, un americano...
Non so se tu abbia l'orecchio assoluto, ma io se sento un do non è che lo riconosca troppo chiaramente (a volte però succede col sol, e il mi, ma va beh, se hai sentito metal per anni i 3/4 delle ritmiche che conosci sono degli insistiti sul mi5); però effettivamente quello forse è proprio un do.
Per i concerti io intendevo prima quelli in dvd. Però se ti capita di trovarne uno a Toronto vacci di corsa! Quando poi vorrai vederti una registrazione di una qualche esibizione fammelo sapere che ti indirizzo! Anche se sempre sui post Boss Time trovi già diverse indicazioni ;)
eh, hai perfettamente ragione, lo so di essere un caso disperato: a volte cerco di rimediare (con infinito orgoglio posso dire di aver capito la vicenda gordon-moore con un anno e mezzo di anticipo), altre mi lascio vincere dalla pigrizia e da una specie di (orribile) pregiudizio secondo cui un musicista e un poeta difficilmente convivono nello stesso essere umano...
RispondiEliminaovviamente quando si riesce ad accordare musica e parole il risultato e' molto maggiore della somma delle parti, ma ecco: tra un brano dal testo ridicolo e la musica splendida e uno con musica ridicola e testo splendido scegliero' sempre il primo.
e nulla ha a che vedere con la lingua (per mia fortuna...): nel caso di "losing my religion" sapevo esattamente il significato delle parole, come sapevo di cosa parlava la canzone, eppure in un qualche modo non mi aveva mai parlato direttamente, non avevo mai capito, non mi ero mai accorta di come era stato confezionato... boh?
poi vabbeh, con "born to run" c'e' un'altra cosa che mi ha avvantaggiata: e' arrivato nella mia vita in un momento in cui io ero predisposta a recepire questo tipo di messaggio... ma qui c'entra un po' il tuo zampino (piu' o meno cosciente) visto che sei stato tu a suggerirmi questo album come primo approccio...
gli americani medi... vabbeh, lasciamo perdere! ;)
e no, ovviamente non ho l'orecchio assoluto: ho ricontrollato e in effetti quello e' un mi... vabbeh, il senso non cambia; quello e' un mi che suona mi da tutti i lati nel senso che e' un mi con basso in mi, senza alterazioni, senza sbavature: tutti gli strumenti suonano mi maggiore puro... un mi a tutto tondo...
Passo anch'io per un saluto e chiedendo permesso.
RispondiEliminaSe si parla di Bruce ci deve essere anche il buon vecchio zio L'Adri.
Ma visto che avete detto tutto voi, mi collego solo al discorso testo/musica.
A parità di valore musicale i testi possono fare la differenza certo... .
Ma magari, anche se i Doors non riescono a dirti nulla di più in una canzone che "quando la musica è finita... spegnete le luci", tralasciando tutte le implicazioni che ognuno può mettere in questa frase, non ci troveremo mica davanti a un testo da premio nobel, no? Però con quella musica Jim avrebbe potuto dire papà,popò,pupù e io probabilmente l'avrei ascoltato all'infinito lo stesso... .
Un abbraccio al Brother Vik e alla titolare di questo blog. Mi riprometto di passare abbastanza spesso da queste parti.
you get my point
RispondiEliminaThanks Ma'am! ;-)
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