Sfondo color crema e un disegno a matite colorate. Una balena bluastra e' "seduta" su una sediola di legno davanti a un tavolino ricoperto di una tovaglia marrone su cui troneggia una moka; sembra voler allungare una pinna verso una tazzina ma ha lo sguardo di chi sa che non potra' mai afferrarla. Oltre il tavolo una finestra che parrebbe chiusa, ma c'e' una tenda davanti visibilmente mossa dal vento. Il nome della band e' in alto, scritto in lettere vuote; il titolo dell'album appena sotto, piu' piccolo, in semplice stampatello.
Play.
Ecco qua una nuova perlina dallo Stivale: evidentemente non riesco a staccarmi dalla musica italica, fa parte del mio essere, inutile girarci attorno.
E quello degli Addio Proust! (col punto esclamativo) e' proprio un ottimo rock italico, ben scritto e ben suonato, in cui si passa con discreta nonchalance da melodie cantautorali di facile appiglio a violenti passaggi arabo-rock, di quelli per cui tutti quanti dovremmo ringraziare il giorno in cui il Maestro-Tesio ha sfiorato la sua prima chitarra, per non parlare di episodi chiaramente figli della miglior tradizione hardcore-punk e grunge, sia nostrana che americana.
Bassi eleganti, batterie esatte, chitarre essenziali, voce sincera.
In neanche quaranta minuti, questi esordienti Fiorentini ci dicono un bel po' di cose difficili da inquadrare, e lo fanno anche con una certa ironia furbetta, indiscutibile punto di forza, che da energia, impedisce di prendersi troppo sul serio e, soprattutto, ti forza a ripetuti ascolti prima di poter individuare il bandolo della matassa.
Ci vengono proposte immagini surreali, accostamenti solo all'apparenza insensati ma che, a voler ascoltare con un minimo di attenzione, parlano di un disagio diffuso e a tutto tondo, raccontato per metafore animali perche' questo e' cio' che siamo: animali con tanti di quegli psico-strati addosso da aver dimenticato il nostro essere carne e sangue, balene che il mondo costringe ad uscire dall'acqua e a desiderare di sedersi a un tavolo per mangiare una bistecca (sic!) e bere un caffe', pesci che infondo al cuore vorrebbero semplicemente tornare a nuotare ma non lo ammetteranno mai ad alta voce.
La musica degli Addio Proust!, alla luce di queste considerazioni, si adatta perfettamente a tale altalena interiore, destreggiandosi abilmente tra generi tanto diversi che a primo ascolto possono apparire un'accozzaglia indecisa, ma a giudizio di chi scrive raramente scelta fu piu' ponderata e adattata al messaggio ultimo: che si abbandonino la ricerca del tempo perduto e le atroci costruzioni mentali che ci disumanizzano, che si torni finalmente all'essenza e lo si faccia sorridendo.
Questa deliziosa opera prima lascia l'impressione di avere a che fare con bella gente, ed e' un peccato che io sia cosi' lontana, perche' la sensazione e' che dal vivo questi ragazzi diano il loro meglio: voi (ma voi chi?), se potete, se vi capita, fate un salto e gustateveli.
Lista delle tracce
A.P.
Macello
Pesci
Bove
Sulla coda di novembre
Ascessi
Film
Virus
Mi vedi sono qua
Insetto
Neve
Alieni
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