8 agosto 2015
Ovviamente il Festival degli Amici non si fermava ai soli Psychedelic Furs: si tratta di un intero finesettimana all'insegna di musica e cibo malsano... beh, quest'ultimo si trova sempre, ma al festival c'e' chiramente un concentrato di malsanita'.
Questa sera il gruppo principale sono i Big Wreck, ma io non sono li' per loro: il mio amico ci teneva a farmi sentire un gruppo di Hamilton a suo dire abbastanza famoso in Canada, che addirittura e' arrivato a suonare oltreoceano e di cui ovviamente tutta la popolazione hamiltoniana e' oltremodo fiera. La mia curiosita' si e' accesa all'istante.
I Junkhouse sono il gruppo spalla, suonano alle otto, sicche' noi cerchiamo di essere li' per le sette in modo da fare due passi, mangiare un interessante piatto giamaicano (riso, insalata e pollo con una misteriosa salsa lievemente piccante) bere una birra e arrivare allo spazio concerti quando la band ha appena cominciato.
Devo dire che fanno un bel rock&roll davvero piacevole tutto da ballare; il cantante, lunghi capelli biondi, occhiali da sole, cappelletto di lana in testa, imbraccia anche una chitarra acustica ed ha una bella voce profonda e intensa; il bassista, capelli lunghi, treccine, panza da troppe patatine fritte, balla e ride muovendo le mani sul basso con una certa eleganza; il batterista, capelli cosi' bianchi che sembrano finti, non perde un colpo e anzi, a un certo punto propone dal nulla un cambio di ritmo, da rock&roll a reggae e viceversa, passandoci in modo talmente liscio da non lasciare tracce; il tastierista, seduto un po' in disparte, tiene un tappeto morbidissimo su cui camminare con piacere a piedi scalzi; il chitarrista, tranquillo e pacioccoso, tira fuori dei soli intriganti e a un certo punto si siede dietro uno strumento che scopro essere una pedal steel guitar, che nella mia infinita ignoranza non avevo mai visto e che, va detto, con il rock&roll nordamericano ci sta come il cacio sui maccheroni.
L'impressione complessiva e' assolutamente positiva, l'atmosfera generata e' piacevolissima e mette decisamente di buon umore; molte canzoni parlano di Hamilton e la gente intorno a me, comprensibilmente, si esalta: sentirsi raccontare nelle proprie miserie e nei propri slanci di grandezza da ovviamente un certo gusto.
E si balla, tutti, con una spontaneita' incredibile.
Mi rimane la curiosita' di ascoltare un album per farmi un'idea piu' precisa e penso proprio che lo faro'.
I Junkhouse sono il gruppo spalla, suonano alle otto, sicche' noi cerchiamo di essere li' per le sette in modo da fare due passi, mangiare un interessante piatto giamaicano (riso, insalata e pollo con una misteriosa salsa lievemente piccante) bere una birra e arrivare allo spazio concerti quando la band ha appena cominciato.
Devo dire che fanno un bel rock&roll davvero piacevole tutto da ballare; il cantante, lunghi capelli biondi, occhiali da sole, cappelletto di lana in testa, imbraccia anche una chitarra acustica ed ha una bella voce profonda e intensa; il bassista, capelli lunghi, treccine, panza da troppe patatine fritte, balla e ride muovendo le mani sul basso con una certa eleganza; il batterista, capelli cosi' bianchi che sembrano finti, non perde un colpo e anzi, a un certo punto propone dal nulla un cambio di ritmo, da rock&roll a reggae e viceversa, passandoci in modo talmente liscio da non lasciare tracce; il tastierista, seduto un po' in disparte, tiene un tappeto morbidissimo su cui camminare con piacere a piedi scalzi; il chitarrista, tranquillo e pacioccoso, tira fuori dei soli intriganti e a un certo punto si siede dietro uno strumento che scopro essere una pedal steel guitar, che nella mia infinita ignoranza non avevo mai visto e che, va detto, con il rock&roll nordamericano ci sta come il cacio sui maccheroni.
L'impressione complessiva e' assolutamente positiva, l'atmosfera generata e' piacevolissima e mette decisamente di buon umore; molte canzoni parlano di Hamilton e la gente intorno a me, comprensibilmente, si esalta: sentirsi raccontare nelle proprie miserie e nei propri slanci di grandezza da ovviamente un certo gusto.
E si balla, tutti, con una spontaneita' incredibile.
Mi rimane la curiosita' di ascoltare un album per farmi un'idea piu' precisa e penso proprio che lo faro'.
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