domenica 10 luglio 2016

Swans - The glowing man [2016]

Sfondo marrone chiaro che mi ricorda il sughero e anzi, tutto il contenitore e' di un cartone poroso al tatto; al centro uno strano simbolo runico rosso, bordato in oro, lascia una leggera ombra dando l'effetto di essere lievemente sollevato rispetto al resto: e' un braccio, ma a meta' del bicipite si diramano due appenici non meglio identificabili. Il retro e' assolutamente identico, salvo che al posto del "braccio" c'e' una gamba.

Play.

Ma quanto e' bello l'ultimo disco degli Swans?
Ti seduce, ti prende e ti rivolta, ti lascia paralizzato.

L'attacco e' di quelli che preannunciano grandi cose, con un'inizio di suoni lunghi e sognanti, seguito dall'ingresso una chitarra acustica ingannevolmente morbida, che ci introduce in crescendo, lentamente ma inesorabilmente, a quel senso allucinazione da droga pesante (non lo so per davvero l'effetto che fa, ma l'immagino cosi') che non ci abbandonera' per tutta la durata del doppio album.
E di crescendo in crescendo, brano dopo brano, si rimane avvinghiati a questi centodiciotto minuti e ventisette secondi di Messa Nera: no, non sono canzoni, sono incantesimi oscuri e dannati.

Ogni nota, ogni fraseggio, ogni emozione: tutto e' prolungato fino allo spasmo perche' noi si possa assaporarne fino in fondo la perversione.
Il tempo si dilata, lo stordimento ci assale lasciandoci in uno stato catatonico.

L'alienazione metropolitana di Mr. Gira ci avvolge senza scampo, ed e' un attimo evocare alla mente le immagini della oscura e piovosa San Francisco di Ridley Scott (assai diversa da quella che Philip K. Dick mi aveva fatto immaginare) che piu' che San Francisco sembra New York; e del resto Mr. Gira tutto sembra, meno che californiano.
Persino in questi giorni di luce immensa, sole, afa estiva e sudore che ti cola dalla fronte (bello il clima continentale...) la musica degli Swans raggela il sangue nelle vene e fa si' che non ci si dimentichi della pesantezza dell'inverno.

Viene qui riesumato il testo di "The world looks red" ma Gira ne stravolge completamente la musica, apponendovi quella firma che trentatre' anni fa aveva lasciato in favore dei giovani sonici: in questa nuova veste estatica assume addirittura un tono quasi malinconico.

L'uomo che splende e' un assassino, uno stupratore, uno stuprato, uno sconfitto il cui corpo e' troppo pesante per reggersi in piedi.
Si ritaglia quindi un ruolo molto speciale "When will I return?", cantata da Mrs. Gira in persona.
Dice lui:

I wrote the song ‘When Will I Return?' specifically for Jennifer Gira to sing. It’s a tribute to her strength, courage, and resilience in the face of a deeply scarring experience she once endured, and that she continues to overcome daily.

A quanto pare la donna, dopo aver subito un'aggressione sessuale, combatte ancora oggi con il ricordo, la paura e i fantasmi ma e' viva e, per l'appunto, combatte.
Ed e' a questa forza, credo, che Mr. Gira rende onore, la forza che manca all'uomo spendente, uomo che trova la pace solo alla fine, solo lasciando che tutto si dissolva nella polvere e nell'abbandono: non c'e' battaglia se non con se' stessi e Gira ne esce sconfitto, meno splendente e piu' uomo che mai.


Lista delle tracce:

[Disk 1]
Cloud of forgetting
Cloud of fnknowing
The world looks red / The world looks black
People like Us

[Disk 2]
Frankie M
When will I return?
The glowing man
Finally, Peace

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