lunedì 11 maggio 2015

Persone vere

Va bene, chiedo perdono, ho esagerato per amor di prosa: in effetti in quella serata intorno al fuoco non c'erano solo fricchettoni miliardari ma anche persone che sembravano "persone vere" e con una di queste, una donna un poco piu' grande di me, avevo scambiato qualche parola piacevole prima che il freddo avesse la meglio su di me costringendomi in casa e innescando la serie di pensieri che avevano finito per farmi venir voglia di tornare a casa.
Successivamente sono rimasta in contatto con la tipa in questione e l'ho risentita un paio di volte: una volta siamo uscite per un caffe', un'altra volevamo andare a fare un'escursione che pero' e' saltata all'ultimo minuto. Venerdi' sera mia ha invitata a casa sua per una "girl night", di nuovo intorno al fuoco in giardino. Accetto volentieri: il nordamerica ha ancora molto da insegnarmi e voglio imparare piu' che posso.

Anche questa volta purtroppo mi presento un poco in ritardo, anche questa volta ero tornata da Toronto a un'ora improbabile: la differenza pero' e' che questa volta il posto non e' lontano e mi basta un quarto d'ora in bici per essere li'.
Mi ritrovo in una zona di Hamilton non esattamente di ricchi, anzi, viste da fuori le case sono trascurate e non particolarmente grandi (per gli standard nordamericani ov cors). Case vere per persone vere. Bene.
Le convitate sono tutte dentro, sedute intorno a un tavolo: un paio di loro sono visibilmente piu' giovani di me ma le altre, tra cui la padrona di casa, sono (altrettanto visibilmente) piu' grandi e hanno deciso che tutto sommato di notte, o comunque questa notte, si sta ancora meglio in ambiente chiuso. Scelta che mi strappa un sorriso d'approvazione, soprattutto pensando alla serata dai miliardari.
Mi unisco alla comitiva: si chiacchiera, si beve vino, si mangiano vedrurine crude e tacos con salsa ai formaggi. La cucina e' a gas e la cosa mi scalda il cuore: non ne vedevo una da Natale.
Dell'erba ricreativa mi viene presto offerta come un calumet della pace, senza tabacco aggiunto. La accetto per dovere sociale e mi accorgo subito che tre tiri mi saranno piu' che sufficienti per l'intera serata: loro hanno una resistenza diversa a cui forse un tempo sarei stata abituata ma che adesso (ebbene si', e lo dico con un certo orgoglio) ho evidentemente perduto.

Ci sono varie bottiglie di vino aperte sul tavolo e mi viene detto di servirmi a mio gusto: scelgo un onesto riesling della regione del Niagara.

Una doverosa parentesi.
Non ho mai seguito un corso da sommelier ma chi mi conosce sa che sono in grado riconoscere un vino buono: ebbene, i vini della regione del Niagara, con mia enorme sorpresa iniziale, sono buoni. Il gelo invernale non deve trarre in inganno: a maggio esplode letteralmente la primavera, a luglio (dicono) si possono sfiorare i trenta gradi, a settembre si sta ancora bene... questa e' una terra di grandi sbalzi climatici ma insomma, l'uva cresce d'estate e qui l'estate esiste. Inoltre la regione del Niagara e' parecchio umida e l'aria ora profuma di fiori d'acero, cosa che ovviamente da un certo carattere peculiare al vino.
Conclusione: quando posso scelgo i vini delle aziende locali e me li godo.

Verso dunque un po' di questo riesling nel mio bicchiere, sorrido alla padrona di casa e dico che mi sono scoperta fan dei vini locali.
Ci sono dei cartoncini sul tavolo, sono dei buoni da 14 dollari per un assaggio "per due" a una azienda vinicola del Niagara. Il prezzo mi colpisce: sul momento mi pare basso (per esperienza considero una bottiglia da 14 dollari come una una bottiglia di vino di medio interesse) ma poi penso che se uno va direttamente all'azienda vinicola il prezzo debba essere piu' contenuto: sarei curiosa di fare un giro per aziende vinicole del Niagara ora che finalmente fa abbastanza caldo. Il commento di una delle altre pero' mi colpisce con forza molto maggiore: "Ti pare che uno deve spendere 14 dollari per del vino?, lo fanno giusto i fighetti... dove lavoro io posso bere vino gratis ma non ho un preferito: bevo praticamente qualsiasi cosa e anzi, tipicamente meno costa e piu' mi piace...". Ridono tutte con approvazione.
Mi si stringe lo stomaco: negli ultimi anni raramente ho speso meno di quindici euro per una bottiglia di vino... mio dio, sono una fighetta!, il senso di colpa si abbatte su di me come una scure.
Le altre si fanno curiose, versano il riesling che avevo lodato in un bicchiere e se lo passano: il commento piu' generoso e' "che porcheria!" e mi sento malissimo.
La padrona di casa si allontana un attimo e cala un silenzio pesante come piombo fuso. L'elefante nella stanza e' che io ho un dottorato di ricerca, loro e' possibile che non siano neanche andate al college (qui l'universita' e' per gli intellettuali, il college per i lavoratori); io insegno a McMaster, loro versano caffe' da TimHorton (lo Starbucks canadese, ma col "feeling" piu' simile a quello di un McDonalds); io vengo da Roma, ho visto il mondo e continuero' a girarlo, il loro orizzonte e' Hamilton, una citta' provinciale, squallida, una citta' di operai, drogati e barboni.
Mi sento malissimo, schifosamente in imbarazzo per essere quella che sono.

Per fortuna la padrona di casa e' molto brava a rianimare la conversazione: io mi chiudo in una specie di mutismo imbarazzato.

Dopo un po' si uniscono a noi due ragazze giovanissime, avranno si' e no vent'anni: vivono anche loro con la padrona di casa anche se non mi e' chiaro a che titolo. Una di loro porta un rose' che viene aperto, versato e ampiamente lodato.

Altra parentesi: devo ancora trovare un rose' degno di essere bevuto.

Viene versato dunque un bicchiere di questo rose' e fatto girare: tutte ne sono entusiaste e io capisco che devo stare attenta, che questa e' una prova difficile: saro' l'ultima a bere e so gia' dai loro volti che non mi piacera' (ecco qua, disgustata di me stessa offro in sacrificio a voi tutta la mia arroganza), ma mostrare il mio disgusto sarebbe come innalzare la grande muraglia cinese tra me e loro.
Bevo.
Succo d'uva zuccherato e alcolico: raramente ho bevuto qualcosa di piu' disgustoso.
Per fortuna l'avevo immaginato e quindi sono preparata.
Sorrido e bevo un secondo sorso: "ottimo!", dico mentendo spudoratamente. Cala la tensione.
Per fortuna nel mio bicchiere c'e' ancora del riesling, che a questo punto non oserei versarmi ma ho bisogno di cambiare il sapore che ho in bocca; aspetto un minuto o due prima di avventarmi sul riesling cercando di non dare nell'occhio: l'attesa mi pare infinita.

L'ultima arrivata mi indica una bottiglia e il mio bicchiere: "e' fatto per essere messo qui!". Sul momento non capisco. "Scusa?". "No, dico, dovresti versarlo qui...". Continuo a non capire "Ho ancora del vino qui dentro...". "Ah scusa, l'hai gia' fatto... e' che non vedevo le bollicine!". Sono sempre piu' confusa. "Eh?, che bollicine?". Alla fine mi viene spiegato che nella seconda bottiglia c'e' un succo d'uva frizzante e analcolico, verosimilmente dolciastro, che "serve" per rendere frizzante e dolciastro ogni vino. Non riesco ad immaginare niente di piu' disgustoso: giusto in nordamerica potevano pensare una cosa del genere. Prendo in mano la bottiglia e la studio attentamente. "Product of Italy" recita a grandi lettere, ma viene indicato l'importatore canadese, non il produttore.
Dio santissimo.

Sono un mostro di arroganza, non posso farci niente.
Cosa ci facevano persone cosi' con i fricchettoni miliardari?
Questa sera discorsi sono diversi; ne sono altrettanto lontana, ma il sentimento piu' forte e' la pieta', profonda pieta', disgustosa pieta': la nauseante e sterile pieta' di una persona arrogante.

Queste donne, tutte loro, sono state madri a 17 anni: il solo pensiero mi mette i brividi.
Ad un certo punto una di loro mi fa capire come il messaggio che passa da tutte le parti (dagli show televisivi ai corsi a scuola) e' la bellezza di essere madre, messaggio che viene recepito senza filtro da adolescenti i cui corpi e cervelli sono imbottiti di zucchero. Le vogliono stupide, vogliono che sfornino bambini a cui non sara' permesso studiare, non avranno i soldi per farlo, saranno operai, drogati, barboni. Saranno pedine e all'occorrenza potranno essere usati come soldati.
Tutto questo mi e' chiarissimo, loro non sembrano vederlo.
E qui siamo in Canada, non negli Stati Uniti.

Una di loro a un certo punto domanda ad alta voce (non ricordo piu' seguendo quale filo logico) quale sia il motivo di imparare l'analisi grammaticale "tanto puo' farlo un computer per me: perche' devo sbattermi?"
Cristo.
Non posso trattenermi.
"Perche' cosi' impari a pensare: impari la differenza tra il presente e il passato, tra l'esistenza e la possibilita', tra chi compie un'azione e chi la subisce... tutto questo ti permette di avere spirito critico, di pensare con la tua testa e compiere scelte indipendenti".
Non ci avevano mai pensato.
In Europa, soprattutto in Italia, chi sceglie di non studiare lo fa (ancora) tutto sommato sapendo a cosa va incontro; qui non e' una scelta: se non hai i soldi davvero non hai alternative.
Fine.
E ti nutrirai da McDonalds, le tue bevande avranno uno strano colore fosforescente e l'ingrediente principale di ogni cosa che il tuo corpo assumera' sara' lo zucchero: ti verra' il diabete di tipo b e porterai sulla tua pelle il segno di ogni sostanza chimica assunta.
E crederai, perche' questo e' quel che ti viene detto, che l'assunzione di proteine sia una panacea.
Dovreste vederli in faccia per capirne tutta la miseria senza scampo.
La provincia nordamericana e' miseria, e' morte.
E qui siamo in Canada, non negli Stati Uniti.

A suo tempo avevo preso Idiocracy per un film demenziale buono per una serata alcolica e invece scopro oggi che e' una ferocissima critica a una societa' davvero prossima all'esistenza.
E l'americanizzazione dell'Europa mi ghiaccia il sangue nelle vene.

Per fortuna a un certo punto viene tirata fuori una chitarra: nessuna di loro sa suonare ma una vuol prendere lezioni... Vorrei essere il mio amico C.(P.)M., quello che se gli dai in mano una chitarra ti suona tutte le canzoni del mondo, dai grandi successi intercontinentali ai b-side del gruppetto che non e' mai uscito dal paesello del nord della Spagna, l'amico che bisogna avere in ogni serata alcolica al Circo Massimo. Beh, in effetti pur non arrivando ai livelli tecnici del mio amico posso anch'io imbastire un rozzo accompagnamento per una canzone se la conosco e non e' troppo complicata, e di solito i grandi successi non sono complicati (ed ecco di nuovo tutta la mia arroganza). Far cantare un gruppo di persone cambia ogni equilibrio, ci si dimentica di tutte le differenze, si mettono da parte le barriere linguistiche e culturali, si canta e si ride: sia lode eterna al potere infinito della musica.

La padrona mi fa fare il giro completo della casa: l'insieme emana un senso di calore umano incredibile, quasi mi commuovo.
Poi scendiamo nel sottoscala dove vive suo figlio di ventitre' anni (lei ne ha quaranta).
Abbondante spazio, una collezione di bong, vari barattoli pieni di erba ricreativa sul tavolo.
Fa un certo effetto pensare che ci sia tutta questa apertura tra madre e figlio ma pensandoci attentamente mi rendo conto che tutto sommato e' meglio cosi'.

Ho la testa piena di pensieri mentre pedalo nella notte (finalmente) tiepida, senza fretta, verso casa.

2 commenti:

  1. Ma quindi queste "persone vere" quali sono? Non i miliardari fricchettoni, ma neanche la working class che nessuna colpa ha di vivere in una condizione meno fortunata di altre. Sarà forse più "vera" la mamma che lascia che il figlio tiri sù una piantagione di canapa nella propria cameretta senza batter ciglio? La verità secondo me, come sempre, sta nel mezzo e talvolta non è così facile trovarla, comunque non dopo un'occhiata fugace.
    So che detesti l'auto razzismo italico e che probabilmente il nostro paese ti manca più del solito dopo il duro inverno canadese, ma forse la lontananza ti fa vedere le cose attraverso l'ambrato filtro della nostalgia, perchè qua la realtà è tutt'altro che rosea. In Italia il livello d'istruzione (e non parlo solo di quella universitaria) è agli ultimissimi posti su scala europea. Nei tuoi numerosi viaggi hai sicuramente avuto modo di tastare con mano la situazione di certe province italiane: il livello culturale e scolastico è disastroso anche qui e anche qui abbiamo dei giovani che figliano in età da liceo e non riescono a vedere la propria vita in prospettiva o un futuro che vada oltre i confini del quartiere. Non so nella capitale, ma qui e altrove è così. La nostra identità si sta annullando sempre di più ed è da una vita che importiamo comportamenti e abitudini deleteri, specie dal nordamerica. Magari mangiamo un po' meglio di loro, ma ti sei mai fatta un giro il sabato pomeriggio nei centri commerciali che ospitano al loro interno un McDonald's? è lì che i bambini ormai festeggiano i loro compleanni. Dove sono quei genitori "veri" che ai nostri tempi erano entusiasti ed orgogliosi di organizzare movimentate feste per i loro figli e gli amichetti in posti più salubri che nulla avessero a che fare con quel tipo di cultura e "indottrinamento alimentare"? E sempre a questo proposito, a me risulta che parecchi imbecillotti si siano fatti traviare (e abbiano poi pagato le conseguenze) dalla panacea francese dell'alimentazione iperproteica.
    Putroppo molta gente è figlia dell'ambiente culturale nel quale cresce e qui in Italia non si respira in questo senso molta aria fresca...

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  2. quel che cercavo di dire e' che le persone vere sono queste donne che ho conosciuto venerdi' scorso: semplici, sincere, oneste. sono io il mostro che si permette di guardarle dall'alto in basso solo perche' ho avuto la fortuna di nascere in un paese dove l'istruzione pubblica esiste.

    il fatto che il pargolo (23 anni, non esattamente un pupo) si faccia le canne sotto controllo della mamma in realta' e' cosa buona: a quanto pare hamilton e' famosa per essere la "citta' della droga pesante" quindi l'alternativa rischierebbe di essere molto peggiore... a sto punto ben venga la collezione di bong in sicurezza, ti pare?

    credimi, l'istruzione pubblica italiana e' (mi dirai "ancora per poco" ma ancora e') di gran lunga superiore all'istruzione pubblica del resto del mondo: noi ce l'abbiamo, gli altri no.
    poi chiaro che se prendi il figlio di papa' che vive al centro di parigi verosimilmente ha piu' cultura, ma non e' un confronto ragionevole.

    l'autorazzismo italiano mi ha sempre dato fastidio, lo sai, non e' questione di inverno canadese: da che sono qui ho visto difetti e problemi assolutamente equivalenti ai nostri, solo che noi abbiamo la tendenza a pensare che siamo gli unici a far schifo, cosa che si presta ad essere un ottimo alibi per importare le pessime abitudini da fuori (e ad esempio peggiorare il sistema scolastico).

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