martedì 1 ottobre 2013

Marlene Kuntz - Nella tua luce [2013]

L'immagine di copertina ha un che di ironico e poetico allo stesso tempo, se si pensa al titolo dell'album: un portico scuro, una luce (estremamente flebile) che filtra da un arco quel tanto che basta dal lasciar intravedere le forme e il colore marrone dei muri. Il nome della band e il titolo dell'album al centro, in bianco luccicante.

play.

Tempo fa ho formulato una teoria sul percorso artistico dei MK: un album che annusa un territorio inesplorato, uno che lo esplora a fondo, uno che ne esalta ogni dettaglio.
E via da capo (a parte un'eccezione).
"Catartica" e "Che cosa vedi" erano album in cui la band cuneese tentava qualcosa che nessuno (loro in primis) aveva mai provato prima; "Il vile" e "Senza peso" si muovevano nella direzione dei loro diretti predecessori discostandosene quel tanto che bastava per definirli evoluzioni naturali; "Ho ucciso paranoia" e "Bianco sporco" erano la summa, il gioiellino, cio' che dava senso e compiutezza ai due lavori immediatamente precedenti.
Ora siamo arrivati al punto due di una nuova terna: "Ricoveri virtuali e sexy solitudini" non e' certo la prosecuzione naturale di "Uno" (album-esperimento che sarebbe stato impossibile incasellare in qualsivoglia schema esplorativo) mentre questo nuovo "Nella tua luce" sembra voler seguire la strada intrapresa tre anni fa.

Qui non si ha a che fare con il pugno in faccia che fu il primo trittico ne' con la poesia che fu il secondo: questo e' rock. Punto. Rock rinnovato, moderno, elegante e ben fatto, nessun dubbio a riguardo.
I suoni sono carichi, intensi, avvolgenti, puri e sporchi allo stesso tempo; c'e' dentro tutta la loro calda sensualita' (inevitabile marchio di fabbrica), la dolcezza e il vigore di uomini adulti che, pur avendo trovato risposte, non smettono di porsi domande sempre nuove.
E si', penso che "sensualità" sia la parola chiave, come sempre e' accaduto con Marlene: da principio la sensualita' animale e selvaggia dei giovani, poi quella poetica dei quarantenni, ora quella matura e consapevole di tre uomini che forse cominciano a sentire la soglia dei cinquant'anni avvicinarsi... ma quanta meraviglia in questa consapevolezza!
Passano gli anni, il mondo evolve, i musicisti e gli ascoltatori pure. Ma il rock dei Marlene Kuntz e' sempre li', palpabile, fisico. Anche quando questa fisicita' assume connotati necessariamente (fortunatamente!) diversi rimane, incontestabilmente, fisicita'.

Alcuni passaggi, devo confessarlo, mi pare di averli gia' sentiti all'interno della loro produzione quasi (argh!) ventennale; piccole somiglianze, echi di ricordi nebbiosi e poco piu', ma penso sia normale: un autore che si rispetti mette se' stesso in ogni nota, e per quanto si possa crescere o evolvere, un essere umano rimane (sempre) piu' o meno se' stesso.
Nell'ascolto riesco a vedere il braccio destro teso e rigido di Godano che picchia nervoso sulle corde della chitarra, i colpi potenti -tempo e controtempo- di Bergia con la loro danza a/simmetrica, le mani morbide ed eleganti di Tesio (qui gioca anche a tratti con il basso) che con i loro movimenti su e giu' sulle corde impreziosiscono e danno quell'impronta 'marlenica' inconfondibile.

Cosa manca per farne un grande album? Sicuramente qualcosa, ma se vogliamo dar credito alla mia teoria, questo qualcosa sara' nel prossimo...

E come al solito attendo con impazienza di risentirli dal vivo, da sempre la loro dimensione naturale, quella in cui riescono a dare tutto, incantare completamente, far battere il cuore a ritmo.


Lista delle tracce:

Nella tua luce
Il genio (l'importanza di essere Oscar Wilde)
Catastrofe
Osja, amore mio
Seduzione
Adele
Su quelle sponde
Giacomo eremita
Senza rete
La tua giornata magnifica
Solstizio

2 commenti:

  1. ...Non so, non riesco neanche ad essere più troppo obiettivo nel giudicare un disco dei MK, quindi evito direttamente di farlo: semplicemente son diventati un gruppo che non ha più nulla da dirmi, o io un ascoltatore che non ha più nulla da scoprire in questo gruppo. Resta tuttavia l'amaro in bocca, perchè come hai già avuto modo di leggere sul mio blog, son stati per anni tra i miei gruppi preferiti e certe cose loro di un tempo (ormai passato da almeno dieci anni), ancora le adoro e le trovo indissolubilmente legate al mio vissuto. In onore di questo vecchio legame ho se non altro dato un distratto (lo ammetto e per questo la mia non è una critica) ascolto al loro primo singolo, anche perché mi si diceva che si aggirava dalle parti di Fuoco su di Te... Ma manco per sogno! La musica ricorda le cose meno convincenti di Senza Peso, stucchevole, artefatto, puzza di mestiere stanco e plasticoso, wanna be rock song da hit parade e il testo, se pur condivisibile il suo messaggio, ripropone ancora forzatamente quegli schemi godaneschi in cui ti ritrovi ad ascoltare l'utilizzo di "algido" e "fulgido" nella stessa frase...davvero troppo per le mie orecchie che ancora devono digerire quella porcheria cantata in Sacrosanta Verità, altro che Fuoco su di Te! Non ce l'ho fatta ad avere il coraggio ad ascoltare il resto dell'album.

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    1. Sai che non ho neanche idea di quale sia il singolo?
      Per abitudine preferisco ascoltare gli album completi: spesso un singolo dice poco o niente sull'album...

      In ogni caso e quale che sia il singolo, chiunque ti abbia detto che poteva aver a che fare con "Fuoco su di te" ha decisamente bisogno di raffinare l'orecchio!
      Sono passati 19 (diciannove!) anni da "Fuoco su di te": ma ce lo vedi uno che scrive le stesse cose che scriveva 19 anni prima?, come potrebbe essere anche solo vagamente preso sul serio?

      Detto cio'... boh?, sara' che ogni volta che li ascolto mi perdo dietro a Bergia e (soprattuto) Tesio e il mio animo si esalta...

      (vabbeh, se non s'era capito, Tesio e' il mio chitarrista di riferimento...)

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