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Sono passati cinque anni esatti da "Take care, take care, take care", cinque lunghi, lunghissimi anni. Occhei, ci sono state delle colonne sonore nel frattempo, ma e' un diverso sentire: scrivevo la tesi di dottorato con "Take care, take care, take care" in sottofondo, allora il mio mondo era un minuscolo sottotetto sulla Portuense all'incrocio con il Trullo e i miei sogni andavano raramente piu' in la' del salice sotto cui avevo fatto i primi conti perturbativi.
Oggi, altalenando tra quella che spero essere l'ultima neve dell'anno (ma chi puo' dirlo?) e le prime temperature a doppia cifra decimale positiva, non ho piu' un posto o una citta' che io possa davvero chiamare "casa", tra pochi mesi (a meno di grandi sconvolgimenti a oggi imprevedibili) mi trasferiro' a sud, negli Stati, e il mondo e' piu' vasto e vario di quel che credevo cinque anni fa.
E piu' bello, e indiscutibilmente piu' bello.
Cosi', in questi giorni pre-primaverili, arriva "The wilderness" e porcamiseria: e' davvero bello.
I texani, signori del controllo della dinamica, questa volta giocano in territori dove l'esplosione arriva si', ma mai davvero, e' un filo troppo lontana perche' ti faccia sanguinare le orecchie: la vedi e ti avvolge, ma piu' che un'esplosione nel cielo e' una vallata sulle alpi, o il Lago che si apre al tuo sguardo in una giornata dalla luce perfetta.
Sono i dettagli qui a fare da padrone, a orientare l'orecchio di chi ascolta, minuscoli dettagli, inezie; bisogna prestare attenzione, non fermarsi allo sguardo superficiale, lasciarsi avvolgere dagli arpeggi, dai suoni lunghissimi e morbidi, dai giochi elettronici, si' anche da quelli.
Perche' e' solo quando si guarda con attenzione che si vedono i primi minuscoli boccioli sugli aceri che sembravano morti: ma bisogna guardare senza etichettare, guardare senza pre-giudicare, guardare fuori senza pensare di aver gia' capito tutto, guardare lasciandosi permeare dal diverso e accettando di poterne trarre insegnamento, riconoscendosi perpetui studenti della vita.
I dolci contrappunti di James, Rayani e Smith accarezzano, mentre Hrasky magistralmente sottolinea e da corpo senza sbavature; i nove brani che compongono l'album sono relativamente brevi ma lasciano il segno, con menzione d'onore per "Logic of a dream" e per il finale semi-sospeso di "Landing cliffs" che lascia spazio a infinite possibilita', cosi' come la vita e' lungi dall'avere finali definitivi prima del Grande Buio.
"The wilderness" mi accompagna per mano verso la primavera esplosiva del Sud Ontario, scioglie i ghiacci e prepara l'animo alla meraviglia che a breve arrivera'.
Lista delle tracce:
Wilderness
The ecstatics
Tangle formations
Logic of a dream
Disintegration anxiety
Losing the light
Infinite orbit
Colors in the space
Landing cliffs
The ecstatics
Tangle formations
Logic of a dream
Disintegration anxiety
Losing the light
Infinite orbit
Colors in the space
Landing cliffs
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