26 dicembre 2015
Quando leggi dell'esistenza di un concerto del genere non puo' che accendertisi qualcosa dentro: se poi sei nella citta' giusta al momento giusto devi andare. Punto.
Organizzo la serata con due amici: una e' quella che e' stata con me qui, qui e qui (robetta...), l'altro e' uno cresciuto a pane "Siberia" e "Desaparecido", uno che aveva l'eta' giusta per farsi scuotere dai CCCP al massimo del loro splendore, uno dotato di un tocco di quella follia buona che lo rende un essere umano unico al mondo.
Il posto e' davvero carino, un circolo ARCI perfettamente adatto ai radical-chic che siamo diventati (mea maxima culpa) e li' per li' un po' mi fa effetto, ma ormai mi ci sto abituando.
In attesa del concerto beviamo una birra seduti su un comodo divanetto in una piccola sala dove stanno proiettando, ma senza volume, Control: certo che l'attore che fa Curtis lo avevano conciato proprio bene!
Entrati nello spazio concerti mi sento toccare su una spalla: mi volto ed ecco "l'immenso T.", un vecchio amico dei tempi delle superiori, uno di quelli del giro dei musicanti (no, "musicisti" sarebbe un termine troppo elevato) adolescenti monteverdini della fine degli anni novanta. Sapevo che avrei incontrato qualcuno di loro questa sera, non ci siamo mai del tutto persi di vista e fa sempre tenerezza incontrarsi in occasioni simili. Piu' tardi, per mia somma gioia, incontrero' anche un'altro amico di quel tempo, quello che era il mio amico del cuore ma poi la vita ha fatto i suoi giri bislacchi... lui non poteva non esserci, i Joy Division ne ero davvero sicura, ed e' stato dolcissimo vederlo.
Niente gruppo spalla questa sera.
Canali, la Baraldi alla voce (scelta ardita e azzeccatissima) e Greco (Rossofuoco) salgono sul palco verso le undici, forse piu' tardi: il basso e' affidato a zio-computer, la batteria non c'e'.
Attaccano subito con "Atmosphere", con un arpeggio dolcemente distorto di una bellezza implacabile e dolorosa, poi sparano "Transmission" come un turbine punk e cantiamo tutti. Segue una "She's lost control" completamente riarrangiata da brivido, con le note della chitarra di Canali che entrano nelle vene e sconquassano i sensi.
Non si fa a tempo a riprendersi che attaccano una "Days of the Lords" rarefatta e sospesa: in realta' tutte le canzoni, con quel basso pre-registrato e quei duetti di chitarre dai suoni lunghissimi e penetranti, sembrano eteree questa sera, anche quelle piu' veloci ed esplosive. Arriva il turno di "Love will tear us apart" che come la giri e la rigiri e' sempre la piu' ballata dal pubblico. Il tempo di riprendersi e parte "Atrocity exibition" con la Baraldi si dimena sul palco e noi con lei. Poi "Disorder", altra esplosione punk nonostante l'assenza di batteria, e a seguire "Ceremony" che stordisce e fa ballare.
Siamo a "New dawn fades", ipnotica e intensa: chiudo gli occhi e la lascio passare attraverso la pelle, dentro i tessuti organici, infondo alle viscere. Sul finale, lunghissimo, le chitarre si intrecciano facendo venire la pelle d'oca. Letteralmente.
Poi "Twenty four hours" e scariche elettriche che arrivano da tutte le parti. Segue una "Heart and soul" che lascia storditi e senza fiato.
"Direi come fa il papa" dice Canali "il concerto e' finito: andate in pace!, pero' vi faccio prima un ultimo pezzo" e attacca una "Shadowplay" all'ennesima potenza che mi da il colpo di grazia.
Fine.
Di gia'?
Si'.
Scendono dal palco e realizzo che e' davvero gia' finito tutto: e' stato troppo, troppo breve, ne vorrei ancora, andrei avanti per ore.
Capiamoci.
Non era un compito facile, reinterpretare brani che hanno tanto peso storico ed emotivo per tutti i musicofili del rock moderno e' rischioso, i puristi storcono il naso e i dilettanti non capiscono: a mio avviso invece l'operazione e' riuscita perfettamente!, Canali ha reinterpretato i Joy Division in chiave contemporanea, la sua LesPaul calda, ruvida, mistica e sensuale (si', ha reso sensuali i Joy Division!) fischia ancora nelle mie viscere.
Alla fine la mia amica e' stanca e torna a casa; l'amico invece, recentemente tornato single, e' felice e ha voglia di ballare: resto con lui dunque, beviamo un'altra birra e balliamo forse altre due ore nella discoteca rock che ha seguito lo spettacolo.
Passare per l'Italia ha indiscutibilmente dei vantaggi musicali che strappano momenti di dolcezza senza pari.
Ma che cazz! Ti basta come commento o devo tirare giù un paio di bestemmie?...
RispondiEliminaRende abbastanza l'idea, in effetti... :)
Elimina