19 luglio 2015
Il destino ha voluto che quest'anno i Giochi Panamericani si svolgessero a Toronto, appena in tempo per il mio ritorno dalla tournee' europea di inizio estate: non che io sia particolarmente interessata ai giochi, intendiamoci, ma e' l'estetica del contorno che mi affascina.
Ovviamente l'evento che piu' ha attirato la mia attenzione e' l'arrivo in citta' (anzi, in Citta') delle labbra fiammeggianti, che per l'occasione hanno suonato nella piazza davanti al municipio.
Nonostante si tratti un gruppo che ammiro molto non avevo mai avuto la fortuna di vederli dal vivo, eppure sapevo di concerti stellari e fuori di testa almeno quanto la loro musica, sicche' questo non faceva che aumentare la mia curiosita': si aggiunga infine che il concerto era gratuito e... beh, era ovvio che sarei andata.
Tra l'altro in questi giorni e' venuta a trovarmi una mia amica con sua figlia; l'amica (dieci anni esatti piu' di me) e' gia' stata mia compagna di avventure in un altro paio di occasioni decisamente stellari (qui e qui), la figlia ha dodici anni e questo e' stato il suo primo concerto, il suo battesimo del fuoco.
Consce che a sera avremmo dovuto essere li' abbiamo deciso di usare la giornata per visitare Toronto: del resto, tra un bosco e una cascata, qualche grattacielo e la CN Tower sono un piacevole diversivo.
Il concerto avrebbe dovuto iniziare alle sette ma si sa come vanno queste cose percio' non ci affacciamo alla piazza prima delle sette e mezzo. I La Bottine Souriante (immediatamente ribattezzati con affetto casereccio i "Monteral City Ramblers") stanno gia' suonando il loro allegro folk di paese e noi subito gli andiamo dietro saltellando: sono davvero bravi e coinvolgenti, perfetti per una festa di paese. Cantano in un francese troppo strano perche' io possa capirne i testi ma non importa, si balla. Mancano di batterista, tengono il tempo con scarpe da tip-tap e hanno un personaggio-ballerina che e' decisamente la beniamina del pubblico.
Insomma, una gradevole sorpresa che forse puo' valer la pena di approfondire con calma.
Scendono dal palco intorno alle otto e mezzo, il sole non e' ancora calato e due presentatori salgono sul palco; dicono qualcosa tipo "sapete tutti chi deve arrivare adesso" e la folla scalpita: non dicono il nome ma usano un inquietante "she" invece che "they"... finche' indicano il secondo palco, quello piccolo, dicendo "Kiesza": la nostra dodicenne si muove al grido di "questa la conosco", io e la mamma ci guardiamo spaventate...
La suddetta Keisza e' peggio di ogni possibile aspettativa ma per fortuna la bimba si trova costretta ad ammettere che e' noiosa, sicche' gia' prima della fine del primo brano torniamo alla nostra posizione verso il palco principale. Lo stanno allestendo, la gente comincia lentamente ad ammassarsi, forse e' vero che qualcuno laggiu' sta guardando Kiesza, ma non poi molti rispetto a quanti gia' emettono suoni entusiasti al solo soundcheck dove siamo noi.
Un paio di ragazzi si sono vestiti a tema, con occhiali da sole buffi, facce argentate, caschi spaziali di luci stroboscopiche... inizio a sentire l'atmosfera e sorrido.
A un certo punto Coyne esce, si fa un giro del palco, alza la mano, prova il microfono e dice qualcosa ai tecnici: e' gia' un boato. Kiesza canta, balla, si rivolge al pubblico e nessuno la guarda: Coyne gode e si vede.
Finalmente alle nove e venti Kiesza saluta, ringrazia il pubblico ("quelli che non erano girati dall'altra parte...", penso io) e se ne va.
Salgono i presentatori sul palco piccolo mentre i Flaming Lips sono gia' sul palco principale: nessuno ascolta i presentatori, siamo qui scalpitanti e trepidanti con un sorriso stampato in faccia.
Finalmente i presentatori se ne vanno, si spengono le luci e lo spettacolo ha inizio.
Perche' un concerto dei Flaming Lips e' un vero e proprio spettacolo.
Si parte dolcemente con "The abandoned hospital ship", un paio di uomini-fungo e un uomo-arcobaleno sono piazzati ai lati e alle spalle di Coyne, poi, all'esplosione del brano, esplodono coriandoli e palloncini colorati, e luci psichedeliche sembrano cadere da quelle che credevo essere semplici corde e in realta' erano cavi luminosi; non resisto e fotografo incantata come una bambina, la figlia della mia amica e' in visibilio.
Segue a ruota "Fight Test" con Coyne che caccia una scritta argentata gonfiabile 'fuck yeah Toronto' e la lancia a un pubblico festoso. Poi l'immancabile "She don't use Jelly", che se non l'avessero suonata mi sarei offesa a morte: e' una festa, un party allucinato, odori di erbe ricreative che ci assalgono da ogni lato ("Cos'e' quest'odore di barbecue?" ci chiede l'infanta con un'innocenza commovente), colori sul palco, psichedelia audio-visiva e allegria collettiva.
"Per il prossimo brano vorrei chiedere il vostro aiuto" dice Coyne "dovete ripetere 'yeah yeah yeah' tutti insieme!" urlo festoso di quelli che hanno gia' capito "ma se non ci riuscite e dite 'no no no' va bene lo stesso" e ovviamente parte "The yeah yeah yeah song (with all your power)".
Arriva il turno di "Yoshimi battles the pink robots, pt. 1" ma al 'ta-ta' del primo verso Coyne ferma tutto. "Scusate, io non fermerei mai niente se non per qualcosa di davvero brutto" dice serissimo "Vedete, da quel 'ta-ta' noi capiamo come sta andando la serata... quindi se volte che questa serata sia bellissima, che la vostra vita sia bellissima" (risata) "dovete fare un 'ta-ta' molto meglio di cosi'!" Ricominciano; "Her name is Yoshimi... be prepared... she's a black belt in karate" ed e' un 'ta-ta' di tutto rispetto che fa annuire Coyne di soddisfazione.
Poi ancora come un treno "Feeling yourself disintegrate", altri pupazzi, altre esplosioni, dopodiche' "Vein of stars" che vede Coyne chiudersi dentro una palla gonfiabile semitrasparente, rotolare sul pubblico e andare a cantarla da una pedana al centro del pubblico: l'emozione e' troppa perche' io possa esimermi dallo scattare un'altra foto come fanno praticamente tutti intorno a me...
Riemerso dalla bolla ci sparano una "The W.A.N.D." agli ultrasuoni e balliamo tutti di gusto, incuranti del gran caldo, della fatica, di tutto: la psichedelia ha avuto il sopravvento.
Per il gran finale Coyne prepara "Alla fine del brano comparira' la scritta 'love' qui dietro e allora voi dovete ripetere 'love' con tutta la forza che avete: voglio che a miglia da qui si pensi che un dio o un alieno benevolo e' sceso in piazza a Toronto... oppure che una banda di fricchettoni sta gridando 'love', va bene lo stesso" e parte "A spoonful weighs a ton": il gran finale, con quel mantra ripetuto da centinaia (migliaia?) di persone e' un boato di gioia.
Pausa.
Riemergono dopo neanche un minuto ma Coyne mette le mani avanti "Facciamo solo un ultimo brano, mica per altro ma e' che subito dopo di noi qui, proprio qui sopra la mia testa, ci saranno i fuochi d'artificio e noi vorremmo scendere dal palco prima che inizino...". Tra le risate del pubblico parte "Do you realize??" che mi tocca come non aveva mai fatto prima, strappandomi un sorriso.
Saluti, applausi, fine.
I preannunciati fuochi d'artificio salutano la fine del concerto.
Con corpi stanchi, occhi stanchi, menti stanche, anime stanche ci dirigiamo verso la stazione: la bimba e' aggrappata al mio braccio mentre sonnecchio felice e soddisfatta sul pullman del ritorno.